Lo Strona e i suoi mulini di Andrea Perotti

Lo Strona è un torrente della provincia di Varese, affluente del Ticino e caratterizzato da una portata assai repentinamente variabile in base all’andamento delle precipitazioni atmosferiche. E’ capace di estinguersi quasi completamente durante prolungati periodi di siccità, ricomparendo poi al primo rovescio, così come invece può rapidamente gonfiarsi in modo preoccupante nei mesi più piovosi. Ciò indistintamente dalla stagione in quanto, a differenza del Ticino, la sua portata è indipendente dal fenomeno dello scioglimento delle nevi alpine.

Questo piccolo grande torrente nasce dai versanti collinari a nord del comune di Casale Litta ad una quota di circa 360 m s.l.m. e sfocia nel Canale Caregò, il quale a sua volta scende fino ad immettersi in una grande zona umida pianeggiante, per lo più prativa, ma un tempo quasi totalmente occupata da una palude, sfruttata per secoli per l’estrazione della torba e poi quasi completamente bonificata nel 1845. Nel lato sud di questo grande prato localizzabile a metà tra i comuni di Crosio Della Valle e Casale Litta, confluiscono anche il deflusso naturale di ciò che resta della palude (palude Caregò), e alcune rogge un tempo utilizzate per l’estrazione della torba dalla stessa, tra le quali le principali sono il Canale Pasini e appunto lo stesso Canale Caregò, ciò porta ad un aumento totale del volume d’acqua che, convogliandosi ad imbuto, dopo un breve tratto di percorrenza sotterranea, riaffiora in corrispondenza del “Ponte Strona” con la piena fisionomia di un torrente unico, da lì in poi quel corso d’acqua riprende il nominativo di Torrente Strona.
In pratica lo Strona nasce due volte, a nord e a sud di Casale Litta, ma credo sia più opportuno in questo mio scritto non considerare il primo tratto, sia per la ridottissima portata, sia per il fatto che non venga totalmente considerato Strona.
Nei miei disegni, nelle mie foto, e nelle mie descrizioni terrò quindi in considerazione il Torrente Strona inteso come nascente dal lato sud della Palude Caregò.
Da lì in poi lo Strona scorre in un alveo stretto e ben inciso, discendendo il nostro territorio per circa 13 km fino a confluire nel Ticino a Somma Lombardo, dopo aver toccato nel suo mesto scorrere anche i territori di Cimbro, Mornago, Vergiate, Arsago Seprio e (per merito di una roggia) Golasecca.

La colorazione lievemente ambrata delle sue acque, apprezzabile nei periodi con portata molto ridotta, è dunque frutto della forte presenza di torba nel bacino imbrifero da cui il torrente si origina, caratteristica notabile maggiormente da quando è cessato completamente agli inizi ‘900 il lavoro di sua estrazione dalla palude Caregò.

La foce, un tempo biforcuta, si colloca appena prima del complesso di opere idrauliche del Panperduto, sulla sponda sinistra del fiume azzurro, e proprio sotto al terrazzamento naturale del Belvedere.

Una presenza, quella dello Strona, resa ormai per certi versi impalpabile, soprattutto dall’incuria delle aree boschive interessate, la cui vegetazione cresciuta senza più controllo ne nasconde ormai quasi del tutto la vista. L’abbandono o la delocalizzazione di talune pratiche agricole, l’avvento dell’energia elettrica, ed il forte sviluppo industriale che ha interessato il nostro territorio a partire dagli anni ’60, hanno di fatto tolto progressivamente importanza a questo corso d’acqua, che in passato ricopriva invece un ruolo rilevante per gli abitanti dei comuni citati, in particolar modo per quelli di Somma.

Attualmente le sue acque sono piuttosto inquinate, ma vengono comunque utilizzate per irrigare i prati da parte di coltivatori utenti del “Consorzio Irrigazione Strona”.

La vera problematica in merito alla qualità delle sue acque ritengo sia però la conseguenza di ciò che è accaduto a partire dalla fine degli anni ’70, quando a qualcuno venne la brillante idea di realizzare una discarica nell’area prospiciente la sponda destra del torrente, sulla linea di confine tra i comuni di Vergiate e Somma Lombardo, malsana idea poi divenuta purtroppo amara realtà.
La discarica vide la luce nel 1980 occupando inizialmente l’area di una ex cava, nel triennio successivo venne poi ampliata arrivando ad occupare una superficie di 168 mila mq, delimitata sul lato est proprio dal’alveo del torrente Strona.
Quel sito di smaltimento rimase attivo dal 1980 al 1994, ricevendo in totale 2.768.361 tonnellate di rifiuti, dei quali 172.383 tonnellate di fanghi di origine chimico-industriale, il tutto proveniente inizialmente solo dal Milanese e successivamente anche da Busto Arsizio.

Le mie narici ricordano ancora nitidamente l’incredibile pungente puzzo che si era costretti a subire in tutta quella zona, passare davanti alla discarica era a livello sensoriale davvero difficoltoso, a stento si riuscivano a trattenere i conati di vomito, i miasmi sospinti dal vento giungevano a volte fin in centro Somma, obbligandoci a tenere ben chiuse le finestre anche nel pieno della calura estiva.

Dopo la sua definitva chiusura (1994) tutto quel materiale di rifiuto venne ricoperto, e il sito appare ora come una serie di piccole dune verdi, ma da lì sotto percolato et simili penetrano ancora adesso nel sottosuolo minacciando seriamente l’integrità delle falde acquifere, gli esperti ritengono che il fenomeno richiederà ancora circa un vent’ennio per estinguersi, in quanto alla sua apertura la superficie della discarica non venne correttamente impermeabilizzata.

Area sito ex discarica di Somma Lombardo e Vergiate – Foto di: Andrea Perotti

Nel corso degli anni post-chiusura (e ancora adesso) sono stati quindi realizzati diversi interventi volti a mitigare gli effetti negativi sulle acque di falda e sul territorio circostante il sito, ma ormai è tardi, per lo meno è tardi per lo Strona, che come conseguenza ha visto pregiudicare la qualità delle sue acque, ormai infatti quasi totalmente prive di fauna.

Dei prelibatissimi gamberetti dello Strona ne resta ormai solo il ricordo, nei nostalgici occhi degli anziani del paese, che nei circoli del borgo, tra una briscola e un bicier de vin, amano rammentare i tempi della loro adolescenza, al motto del “si stava meglio quando si stava peggio”. Vien difficile dargli torto…

E’ incredibile quanto l’uomo sappia essere irriconoscente nei confronti della natura.

Di quel paradiso ormai quasi perduto restano valide testimonianze ad opera di alcuni storici locali, persone così fortemente innamorate di questo territorio da volerne immortalare con lo scritto la fulgida bellezza, cito in particolar modo Lodovico Melzi e Ambrogio Rossi, grazie ai cui testi possiamo ancor oggi virtualmente godere delle bellezze del tempo in cui l’uomo e la natura convivevano in armonia ed equilibrio, in un rapporto di equo scambio e di rispetto, quando essere ignoranti non significava il non saper leggere uno scritto, bensì il non saper leggere la natura.

Dello Strona dei primi ‘900 si rammentano l’incredibile limpidezza delle sue acque, non per nulla le preferite dai sommesi per fare il bucato, lo splendore delle aree prative da esse attraversate, ricche di sorgive e meta prediletta da sommesi ed arsaghesi per pic-nic e scampagnate estive, l’abbondanza di fauna acquatica, soprattutto i già menzionati squisiti crostacei che la gente pescava agevolmente con semplici guadini vista la loro generosa abbondanza, e la nutrita presenza di mulini per la macina dei prodotti della terra, azionati in alcuni casi da rogge derivate dal torrente ed in altri direttamente dallo Strona, le lavorazioni principali erano la macina del grano e la pilatura del riso, si narra che a fine ‘800 lungo lo Strona ce ne fossero addirittura unidici di mulini, dei quali quattro in territorio sommese, nei miei disegni ne ho localizzati otto; gli ultimi a cessare l’attività sono rimasti in funzione fino agli anni ’40; mulini delle cui vestigia son andato in cerca, e dei quali intendo parlarvi in questo mio umile scritto.
Mulino Boggione - Arsago Seprio - Torrente Strona - Photo by Katia Casale

P.s. per vedere anche il sito:

http://ticinoriverpark.blogspot.it/2014/11/lo-strona-e-i-suoi-mulini.html

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