Segreti partita Rai-Fininvest

 

Tutti segreti della partita Rai-Fininvest-Telecom

Formiche – Guerra politica, guerra di soldi o guerra tecnologica? Qual è la vera diatriba che si cela dietro la contesa fra Fininvest e Rai, ovvero tra privato e pubblico, dunque tra Berlusconi e Renzi? Ed è vera guerra o sono solo scaramucce di carta?

Queste domande le abbiamo girate a qualche addetto ai lavori, fra politica, finanza e industria. Ecco che cosa abbiamo capito, facendo la sommatoria delle versioni, a volte convergenti, altre no.

La contesa pare proprio sia vera. Non si sa se sia nata per la genialata di Matteo Renzi di issare Sergio Mattarella al Quirinale o se ci sia dell’altro dietro la rottamazione del patto del Nazareno, che magari sarà presto riesumato. Così com’è arduo stabilire chi e quando abbia compiuto il primo atto di ostilità.

C’è chi, ad esempio, lo fa risalire al vero obiettivo recondito di Renzi sulla Rai. Non il cambio del modello di governance, né la questione dei Tg da unificare, ma la volontà di far lievitare l’affollamento pubblicitario sulla rete o le reti principali, rispetto al livello più basso finora stabilito rispetto alle altre televisioni commerciali. Una sola rete, magari Rai Tre, finanziata con il canone, e tutto il resto con la pubblicità, scatenerebbe una guerra sul mercato delle inserzioni che rischia di mandare all’aria gli equilibri di quello che fu il duopolio Rai-Mdiaset.

Una strategia che ha fatto suonare il campanello di allarme in casa Fininvest. Conclusione: à la guerre comme à la guerre. Si rottama il patto del Nazareno? Si vuole spingere sul pedale della pubblicità in Rai? Bene, e noi allora con finanziamenti pronti di Jp Morgan puntiamo sulla tecnologia: sarebbe stato questo il ragionamento “berlusconiano”.

Dunque, si punti tutto a un campione nazionale delle torri tv, ovvero Ei Tower (controllata al 40 per cento di Mediaset) che lancia un’Opas (Offerta pubblica di acquisto e scambio) su Rai Way, controllata dai Rai, dunque dal Tesoro, ovvero dallo Stato. Sia Milano Finanza che il Sole 24 Ore hanno attestato che l’operazione ha un senso sia sotto il profilo industriale che finanziario (si vedano gli articoli di Filippo Buraschi che di Antonella Olivieri).

Per gli addetti ai lavori, inoltre, Rai Way non significa solo torri tv, ma anche reti di tlc. Ovvero reti che per il progressivo spostamento di contenuti dalla tv a Internet, dunque ai dispositivi mobili, avranno un utilizzo sempre maggiore e per alcuni versi ancora inesplorati. Mediaset Premium ha in pancia i diritti della Champions League: deve trovare un bacino più ampio dei soli abbonati alla televisione. Gran parte dei contenuti video sono fruiti su tablet e smartphone: ecco allora la possibilità di diventare un operatore virtuale (MVNO) che offra non solo minuti di conversazione e giga di internet, ma anche contenuti televisivi. Già Tim è su questa strada, ma non ha i contenuti. Mediaset, invece, sì. E nel frattempo – scrive oggi Fabrizio Massaro delCorriere della Sera – “porta avanti con Telecom un altro tavolo di trattativa: quello per far viaggiare Mediaset Premium sulla fibra ottica del gruppo telefonico”.

D’altra parte, prima che la rete di Telecom sia davvero pronta a fornire su scala nazionale completa la Ip-Tv con la qualità e la capillarità necessarie per operatori come Netflix, di tempo ce ne passa. Con le sinergie realizzabili tra Ei-Towers e Rai Way si crea valore e si potrebbe implementare un’architettura di rete wireless da leccarsi i baffi. Sempre che il gatto riesca ad afferrare il topo…

L’ostacolo un decreto del settembre 2014 in cui si parla della «opportunità di mantenere, allo Stato, in capo alla Rai”, per garantire la continuità del servizio erogato da Rai Way alla medesima Rai medesima, “una quota di partecipazione sociale nel capitale di Rai Way non inferiore al 51%». Oggi la Rai è al 65%. Nel prospetto della quotazione è poi specificato che «non rientra» tra sue le finalità «ottenere il subentro di un altro operatore economico» nelle attività svolte nei confronti di Rai. Però è anche spiegato che la Rai può avvalersi di società «controllate» ma anche «partecipate» per lo svolgimento del servizio pubblico, se autorizzate dal governo.

Conclusione: teoricamente anche con una Rai in minoranza. Ma il decreto dice – e Renzi lo ribadisce da due giorni – che lo Stato non può e non vuole scendere sotto il 51%. Condominio in vista con una Rai al 51% e Mediaset al 49% su Rai Way?

 

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