Dibattito sul destino dell’Europa.

L’affaire greco e le prossime elezioni in Gran Bretagna riattizzano il mai sopito dibattito sul destino dell’Europa.

Se la vicenda greca è molto più complicata ed intricata, la scadenza elettorale nel Regno di sua Maestà riproporrà l’ormai amletico dilemma sulla permanenza o meno in un’ Europa che sempre più si configura come un ridotto tedesco.

Il rischio reale è che oggi come nel recente passato, le discussioni ricadano nella mera propaganda “anti” o “pro” europeista senza affrontare i nodi irrisolti ed il merito delle questioni.

“Europa, Si!”, “Europa No!” non può che essere un dibattito sterile se non ci interroghiamo su cosa sarà o dovrà essere l’Europa nel prossimo decennio.

Nonostante l’essenzialità del quesito, questo, è del tutto estraneo all’agenda politica comunitaria ed ai dibatti in materia. Eppure, la crisi economica con il suo corollario di ingiustizie e disuguaglianze e con il suo crescendo di difficoltà e tensioni sociali, avrebbe dovuto indurre e favorire l’elaborazione di un disegno e di una visione.

Non serve una mera agenda come “Europa 2020” per affrontare le incerte e crescenti sfide del futuro a cui l’Unione dovrà saper dare risposte celeri e convincenti. Serve un progetto costituente, una ridefinizione della missione originaria dell’Unione e non una mera ed algida tabella exel.

I progetti, il futuro stesso, hanno bisogno di un’anima, di passioni, di valori e di obiettivi guida in cui credere e per cui spendersi. Infondo, non era proprio un costruttore del sogno americano a dire che “Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”?

riformistitaliani.it

 

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