La campagna Meno giornali = meno liberi

Una campagna per salvaguardare il pluralismo dell’informazione e per una riforma urgente dell’intero settore dell’EDITORIA.

La campagna Meno giornali = meno liberi è promossa da Alleanza delle Cooperative Italiane Comunicazione, Articolo 21, Mediacoop, Fisc, File, Federazione Nazionale Stampa Italiana, Sindacato Lavoratori Comunicazione CGIL, Associazione Nazionale stampa online, Unione Stampa Periodica Italiana.

Il primo atto di questa campagna è questo manifesto appello che ti chiediamo di sottoscrivere affinché possa essere più forte la nostra voce verso Governo e Parlamento per:

fare approvare misure urgenti, tese a salvaguardare le testate di cooperative e associazioni, tutte no profit, che sono a rischio di chiusura a causa dei tagli immotivati del contributo diretto all’editoria;
richiedere l’avvio immediato di un Tavolo di confronto sull’indispensabile riforma dell’intero sistema dell’informazione (giornali, radio, tv, internet).
Circa 200 testate di giornali, gestite da cooperative e associazioni, tutte no profit, rischiano oggi, se non interverranno il Governo e il Parlamento con misure urgenti e adeguate, la definitiva chiusura.
Una chiusura che sarebbe di straordinaria gravità per un Paese democratico.

Senza questi giornali l’informazione italiana sarebbe in mano a pochi grandi gruppi editoriali e in molte Regioni e Comuni rimarrebbe un unico soggetto, monopolista di fatto, dell’informazione locale e regionale;
Senza questi giornali, impegnati da sempre a narrare e confrontare con voce indipendente esperienze, testimonianze, inchieste connesse a specifiche aree di aggregazione sociale e culturale e ad affrontare con coraggio tematiche di particolare rilevanza a livello nazionale, l’informazione italiana perderebbe una parte indispensabile delle proprie esperienze plurali.
Le conseguenze sociali ed economiche di queste chiusure?

Perdita di più di 200 voci libere dell’informazione, in tutta Italia;
perdita di 3.000 posti di lavoro tra giornalisti e poligrafici, con una forte ricaduta negativa per l’indotto (tipografi, giornalai, distributori, trasportatori) e per le economie locali nel loro complesso;
300 milioni in meno di copie di giornali distribuite ogni anno in Italia;
500 mila pagine di informazione in meno ogni anno;
milioni di articoli, post, blog… in meno, ogni anno.
Inoltre, per lo Stato:

aumento dei costi per gli ammortizzatori sociali per i lavoratori dipendenti;
minori entrate fiscali.
Si può dimostrare che, in caso di chiusura di tante testate, i costi per lo Stato sarebbero largamente superiori al valore delle somme necessarie per adeguare il Fondo per il contributo diretto all’Editoria al fabbisogno effettivo, individuabile per il 2015 in circa 90 milioni di euro.

La Carta fondamentale dei Diritti dell’Unione Europea impegna ogni Paese a promuovere e garantire la libertà di espressione e di informazione:

Lo Stato Italiano risulta oggi, però, agli ultimi posti in Europa per l’investimento pro capite a sostegno del pluralismo dell’informazione. L’investimento attuale è , infatti, pari ad una percentuale irrisoria del Bilancio dello Stato.

Aderendo a questo appello, rivolto al Parlamento e al Governo, ogni cittadino:

può dare il proprio contributo alla continuazione di queste esperienze cooperative e non profit. Testate libere da condizionamenti proprietari, gestite, senza fine di lucro e secondo criteri di trasparenza ed efficienza, da gruppi di giornalisti indipendenti, senza alcun apporto di capitale esterno in grado di condizionarne l’attività editoriale;
può partecipare, tramite il blog www.menogiornalimenoliberi.it, alle proposte in discussione relative ad alcune linee fondamentali da suggerire al Governo e al Parlamento per la Riforma del settore.

Firma anche tu!
https://www.change.org/

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