M5S VA, L'AMIANTO CHE PIANO PIANO CI UCCIDE

L’amianto, il vicino e coinquilino che abbiamo, e che piano piano ci uccide.
Il termine scientifico che lo identifica è Crisotilo, un fillosilicato che si trova in natura nelle rocce e per le sue caratteristiche è stato ampiamente utilizzato nell’edilizia per coibentazione e isolamento.
Dal 1992 l’utilizzo dell’amianto in Italia è vietato per legge ma basta esaminare molti edifici e lo troviamo ovunque, nei tetti, nelle condutture e anche nelle pareti.
Questo è quello che vediamo, ma nell’acqua e in modo particolare nell’aria troviamo un numero importante di micro fibre che noi non riusciamo a vedere ad occhio nudo ma che beviamo e respiriamo tutti i giorni.
L’amianto è un contaminante subdolo, le malattie che provoca alla salute sono molteplici, il mesotelioma pleurico è la più nota, ma gli effetti purtroppo si notano solamente dopo parecchi anni e non vi è una cura.
Gli esempi di contaminazione da amianto in Italia sono molteplici, annoterei fra tutti il caso di Casale Monferrato con migliaia di persone morte e altre con la spada di Damocle sulla testa.
Ma attenzione perché tutti noi siamo a rischio e non lo sappiamo, tutti noi potremmo tra dieci o venti anni ammalarci senza possibilità di cura.
A fronte di questo pericolo regione Lombardia è riuscita ad emanare nell’anno 2005 una norma (la 8/1526), che prevede di “inertizzare” l’amianto presente in ogni edificio pubblico o privato entro il 16 Gennaio del prossimo anno.
La cosa buffa è che non vi saranno sanzioni a chi non rispetterà tale termine, il che certo non incentiva l’intervento del privato e dell’ente pubblico.
Questo è il caso anche del comune di Varese, che nonostante abbia previsto a bilancio in questi anni risorse per la rimozione, l’incapsulamento o la ricopertura (230.000 Euro nel 2016 e 500.000 Euro nel 2017), dagli edifici pubblici della città, non riuscirà a rispettare la scadenza del 16 gennaio 2016.
A Parma la rimozione è stata già portata a termine dall’attuale amministrazione, che l’ha considerata una priorità; in Lombardia, complice una norma “blanda”, non sembrerebbe essere così.
L’approccio del “buon padre di famiglia” non avrebbe consentito di aspettare anni per risolvere un problema che tocca tutti i cittadini sforando i termini di legge, sempre che poi gli stessi termini non vengano spostati sempre più in là per consentire il rispetto della norma, un film, ahinoi, già visto.

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