Tra le nubi ecco il lago Nero della Valle Formazza

La valle Formazza occupa un posto speciale nel mio cuore.

Le sue montagne alte, imponenti, si stagliano nel cielo azzurro, la natura non lascia molto spazio all’uomo, giocando il ruolo della protagonista ad ogni angolo. Tutte le stagioni imprimono un segno nel nostro cuore, impressionano i nostri occhi con colori, rumori e profumi.

Ci sono escursioni per tutti i gusti, per tutte le gambe. Bisogna essere solo dotati di voglia di camminare e della giusta attrezzatura, per non farsi cogliere impreparati in caso di necessità.

La montagna, secondo il mio punto di vista, va vissuta con responsabilità, con rispetto, non cercando la conquista a tutti i costi, ma assaporando ad ogni passo il percorso che si è deciso di fare.

Così è come la vivo io, così è come la vivono i miei compagni di cammino quel giorno, in agosto, che abbiamo deciso di arrivare al Lago Nero della valle Formazza.

Si parte presto, ma non prestissimo. Arrivati a Riale, punto di partenza della nostra gita, l’aria è fresca, il cielo è azzurro. Attorno a noi, in un abbraccio verde, le alte cime della Formazza ci regalano una vista che ci riempie di entusiasmo. Iniziamo la salita fra risate e scherzi, ricordando le camminate di “gioventù”, quando di “gamba ne avevamo da vendere!”.

Dopo pochi passi la macchina fotografica fa la sua comparsa nelle nostre mani, come se mai prima di quel momento avessimo visto, al mattino presto, quelle verdi montagne, come se il lago davanti a noi fosse una sorpresa.  Giochi di luce e ombra rendono la nostra allegra ascesa, piacevole e frizzante.

La prima tappa è il Lago Kastel, a 2224 metri di altezza. La sua travagliata storia da mancata diga, è in secondo piano rispetto alla bellezza che ci regala: un lago carsico dal colore caraibico, silenziosamente adagiato ai piedi dell’imponente piramide del monte Kastelhorn, 3128 metri di roccia e ghiaccio (sempre meno), meta di ben allenati alpinisti. La salita la conosciamo molto bene, una passeggiata di qualche chilometro, non impegnativa, che ci permette, a diverse altezze, di ammirare il Lago di Morasco, da cui escono le acque della cascata della Toce (o Frua). Una sirena ci avvisa in anticipo dell’apertura delle chiuse, per consentire a chi è alla cascata di poterla vedere nel pieno del suo splendore. Fiori e farfalle adornano il sentiero, mentre “vecchie signore in pietra” ci salutano lungo il percorso, memoria storica di un tempo in cui le nostre valli alpine erano popolate e piene di vita.

Lungo il cammino conosciamo altre persone. Indicazioni, domande, chiacchiere.

È bello condividere la giornata con chi parla il nostro stesso linguaggio. Arriviamo al punto in cui il sentiero si divide: a destra si prosegue per il Kastel, a sinistra per il gradevole Rifugio Maria Luisa, di fronte per il Lago Toggia, un altro specchio d’acqua digato che si aggiunge ai numerosi presenti nelle nostre valli.

La piccola piana che si apre davanti a noi è densamente abitata dalle marmotte, che con il loro fischio, comunicano da una tana ad un’altra l’arrivo dei “soliti umani in gita”. La presenza degli escursionisti non le infastidisce più, come se il nostro girovagare le divertisse.  Fiori e farfalle rendono il paesaggio ancora più bello. Imbocchiamo il sentiero per il Kastel. Pochi minuti in salita prima di vedere il lago. Il colore delle sue acque gelide ci lascia sempre senza fiato. Il Kastelhorn gli fa da giusto contorno. La neve imbianca ancora una parte della sua vetta. Col binocolo vediamo due esperti scalatori che attaccano la sua cima. Emozionante pensare alla loro fatica, alla tenacia e alla voglia di arrivare lassù, per guardare la valle e i suoi specchi d’acqua da quel luogo che molti sognano e pochi conquistano.

Una piccola sosta prima di ripartire verso il Lago Nero. Scattiamo molte foto, la giornata è perfetta, fra sole e nubi che si alternano. Si riparte verso la nostra meta, con un nuovo pensiero per le nuvole nere cariche di pioggia che si addensano lentamente dietro alla montagna che dobbiamo risalire. Dal lago Kastel manca circa un’ora di strada, non impegnativa se non nell’ultimo tratto. Il sentiero costeggia la montagna, sotto di noi una parte della valle Formazza che spesso non viene vista. Riappare il lago di Morasco, che adesso si mostra con una veste color argento, a causa dell’addensarsi delle nuvole nel cielo. Affrettiamo il passo. Il tracciato è ben definito e per la maggior parte del tempo agevole. Incontriamo un grazioso piccolo alpeggio, probabilmente abbandonato. Spicca subito ai nostri occhi una fortificazione dietro la casa principale, per riparare l’abitazione delle valanghe invernali e un perfetto muro di protezione al limitare del precipizio, costruito quasi sicuramente per salvare il bestiame da un salto nel vuoto.

Corsi d’acqua spontanea scorrono sulla nostra strada, interrompendo il sentiero e permettendoci di dissetarci. La vegetazione si fa più rara, meno rigogliosa, fino all’arrivo in una piccola valle verdeggiante, incuneata fra le montagne, dopo alcuni chilometri in falso piano. Il verde davanti a noi è intenso, quasi sfacciato, spicca il giallo delle piante acquatiche presenti in grande quantità, in netta contrapposizione con l’avanzare delle nuvole nere che attorno a noi si addensano. Ci affettiamo, manca poco. Comincia la salita, ben segnata, per alcuni tratti un po’ impegnativa. Dietro di noi il cattivo tempo ci rincorre, come a volerci impedire di giungere alla meta. Siamo attrezzati anche per la pioggia, ma l’idea di arrivare e di non vedere il lago ci impensierisce. Saliamo ancora, decisi, sotto di noi la valle Formazza scompare. L’aria si fa sempre più pungente. Una cascata, qualche piccola pozza d’acqua, Eriofori scompigliati dal vento. L’ultimo tratto è tutto su pietrame. Ci siamo, ma le nubi ora avvolgono tutto. Eccolo li. Il Lago Nero, piccolo bacino a 2428 metri d’altezza, incastrato tra il monte Basodino e Corno Talli, tappa mancata a causa del tempo avverso.

Con questa giornata scura il lago sembra ancora più nero. Gocce. Piove, ma ormai ci siamo. Mangiamo fra risate e foto, conversando con altri escursionisti come noi, mentre un giovane camoscio ci osserva da lontano. Aspettiamo la discesa delle nuvole dal Corno Talli, per scatti ancora più spettacolari.  Fa freddo, ma ne è valsa la pena, la prossima volta lo vedremo col sole, torneremo. Il paesaggio è quasi magico. Non importa che sia arrivata la pioggia. Camminare fra quelle cime che ci hanno accompagnato silenziose è stato emozionante.

Rosella Reali

ROSELLA REALI

Sono nata nel marzo del 1971 a Domodossola, attualmente provincia del VCO. Mi piace viaggiare, adoro la natura e gli animali. L’Ossola è il solo posto che posso chiamare casa. Mi piace cucinare e leggere gialli. Solo solare, sorrido sempre e guardo il mondo con gli occhi curiosi tipici dei bambini. Adoro i vecchi film anni ’50 e la bicicletta è parte di me, non me ne separo mai. Da grande aprirò un agriturismo dove coltiverò l’orto e alleverò animali.

Chi mi aiuterà? Ovviamente gli altri viaggiatori.

Questa avventura con i viaggiatori ignoranti? Un viaggio che spero non finisca mai…

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