CasaMonica, sette tonnellate di cocaina dal Brasile alla Svizzera

Cos’era la Suburra, era soprattutto il cuore dell’altra Roma, quella dei bordelli e delle bettole poco raccomandabili, tollerate dal potere e dai ricchi, circoscritta dalle mura con la definizione de Sub-Urbe, territori lasciati in mano alle organizzazioni criminali, ove con il tacito assenso del potere vigeva il motto:

“…Alla libidine atroce
Ogni strada era suburra”
Quindi come nelle migliori delle fiction, alcuni clan tra cui il clan dei CasaMonica, i quali si sono fatti promotori di un “cartello” di gang operanti nel settore del narcotraffico, associati nello scopo di finanziare e organizzare l’acquisto di ingenti partite di droga provenienti dal Sud America e destinate ad alimentare le piazze di spaccio, romana e napoletana.

Questa è l’accusa rivolta a quattro dei destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa nell’ambito dell’operazione “Brasile low cost”, condotta dalla Guardia di Finanza della capitale tra Italia e Albania.

Si tratta di Salvatore Casamonica, 42 anni, da alcuni mesi già in carcere; Silvano Mandolesi, 50 anni, attualmente ai domiciliari; Tomislav Pavlovic, 39 anni, montenegrino; Dorian Petoku, 30 anni, albanese. Marcello Schiaffini, 52 anni, agli arresti domiciliari, risponde invece del reato di favoreggiamento personale.
Dalle indagini, che si sono avvalse anche del contributo di due collaboratori di giustizia, è emerso che Casamonica era il referente del clan nonché il garante per il traffico della droga, garante perché, sul territorio romano e napoletano si doveva o meglio deve eliminare l’infiltrazione delle bande nigeriane, legate alla mafia nigeriana che con l’appoggio di Cosa Nostra utilizza altri canali di approvvigionamento ed hanno interesse all’esclusiva dei mercati romani e napoletani, forti di altri appoggi locali.

Per gli inquirenti sarebbe stato lui lo “snodo centrale” dell’importazione in Italia di 7 tonnellate di cocaina, pari all’intera produzione annua di un cartello colombiano, solo per iniziare.
La droga sarebbe dovuta partire dal Brasile e arrivare a Roma utilizzando un aereo privato con carichi da una tonnellata.

La prima importazione, a fronte di un ‘investimento’ di circa 4,5 milioni di euro da parte dell’organizzazione, non si concretizzò a causa dell’arresto di Salvatore Casamonica nell’ambito dell’operazione Gramigna di luglio scorso.
Contemporaneamente, Petoku iniziò a relazionarsi con taluni narcotrafficanti brasiliani per reperire ulteriori quantitativi di droga, supportato da Pavlovic, il quale si recava a più riprese in Brasile, a San Paolo, per curare gli aspetti logistici del traffico e adoperarsi, con l’aiuto di gruppi criminali locali, nel tentativo di corrompere funzionari doganali in servizio presso lo scalo aeroportuale della metropoli brasiliana.

Lo Schiaffini, infine, si sarebbe fatto latore, in più circostanze, di messaggi del Casamonica indirizzati agli altri complici, in modo da evitare contatti diretti tra gli indagati e minimizzare il rischio di essere intercettati.
Nel corso delle indagini sono stati impiegati anche agenti sotto copertura.

Gli agenti undercover, non solo italiani, sono riusciti a entrare in contatto con lui conquistando la sua fiducia e ottenendo compiti per perfezionare la pianificazione delle importazioni di droga, come il reclutamento del volo privato e del pilota per far arrivare la droga a Ciampino.

A collaborare con gli investigatori italiani la DEA statunitense e la Polizia di Ginevra che hanno messo a disposizione agenti sotto copertura e anche un aereo.
L’operazione è tuttora in corso nel Lazio e in Toscana e in territorio albanese, dove, in collaborazione con le autorità di Polizia del posto, si sta procedendo all’arresto di Petoku.

Ora speriamo che l’attenzione si sposti sui gruppi nigeriani e Cosa Nostra, per evitare che grazie alle basi soprattutto sul litorale laziale, si crei poi una guerra per la conquista del territorio romano e napoletano, piazze ambite da quest’ultima Join Venture.

EP

Consulente per la Sicurezza VaresePress@

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