Gilet gialli in Italia?

L’esempio arriva dalla Francia e in tanti stufi dell’andazzo e della crisi vorrebbero un cambiamento :

CHI SONO I GILET GIALLI?

[Comunicato n°1 di Patricia, portavoce dei Gilet Gialli.]

Chi sono i gilet gialli che sono in prima pagina su tutti i giornali non solo in Francia ma ormai anche in Italia?

Per prima cosa vi spiego come è nato questo movimento di rivolta la cui portata era imprevedibile per i partiti politici, per i sindacati, per gli esperti e per i media.

Qualche settimana prima del 17 novembre, il giorno in cui per la prima volta sono comparsi pubblicamente i gilet gialli, sono comparsi sui social media alcuni appelli per organizzare dei blocchi stradali in tutta la Francia per protestare contro l’aumento dei prezzi del carburante, soprattutto quelli del diesel, per gli automobilisti.

Giustificandola in nome della lotta contro il riscaldamento globale, Macron ha instituito una tassa che concerne solo i singoli automobilisti e non le grandi industrie né i miliardari che le dirigono perché ne sono esonerati.

Questa tassa che colpisce soprattutto quei francesi che vivono lontani dai centri urbani (i pendolari), in campagna e, in molti casi, in luoghi sprovvisti dai trasporti pubblici, suona come una provocazione.

Una petizione chiamata “per un ribasso del prezzo del carburante” lanciata a metà ottobre da un abitante di Seine-et-Marne, raccoglie in pochi giorni 854.128 firme.

Un video, sullo stesso argomento, postato sulla sua pagina FB da una donna che vive in Bretagna il 18 ottobre, ha più di 6 milioni di visualizzazioni.

Un movimento di protesta contro questa tassa ritenuta ingiusta, è lanciato: si trattava di fare il massimo rumore possibile e di sostenere l’idea di essere in moltissimi a manifestare il nostro malcontento pubblicamente.

I piccoli, gli invisibili, quelli che contano meno di niente, i disprezzati reagiscono, fanno resistenza. Si prende la decisione di indossare un gilet giallo che tutti gli automobilisti sono obbligati ad avere in macchina.

Un gilet giallo che serve ad essere visti da lontano. Questa tassa sul carburante, che si aggiunge ad altre, è la goccia che fa traboccare il vaso, la misura è colma.

Certo non è stata la sola causa a scatenare la collera, i gilet gialli protestano contro l’aumento delle tasse, in generale, contro i radar, contro la riduzione del potere d’acquisto…

Altre misure governative hanno contribuito a fare esplodere la collera per esempio l’aumento della CSG ( una tassa sulla busta paga) per i funzionari pubblici, il congelamento delle pensioni, gli attacchi al diritto al lavoro, sono una serie di motivazioni che si uniscono ad altre problematiche come la disoccupazione di massa, la soppressione di numerosi servizi pubblici locali, soprattutto nelle città di media grandezza e nelle campagne ma anche nelle periferie o l’aumento degli affitti, troppo cari specie per i salari più bassi.

Questi ripetuti attacchi contro il potere d’acquisto hanno precarizzato un numero sempre più elevato di persone, così il declassamento sociale si è unito alle altre proteste contro altrettanti provvedimenti iniqui, Ingiusti ed hanno dato voce ad una rabbia generalizzata che fino a quel momento era rimasta inespressa.

Diversi gruppi di gilet gialli sono nati in quasi tutta la Francia, sottolineando che non dipendono da alcun partito o movimento politico o organizzazione sindacale. Organizzano azioni e manifestazioni pacifiche nelle città, nei villaggi, sulle strade, sulle rotatorie o sulle piazze. Si riprendono la strada!

Quelli che li sostengono sono invitati a mettere il proprio gilet giallo, ben in vista, sul cruscotto della propria auto, usano il clacson per far sentire il loro sostegno e, spesso, si fermano per lasciare qualcosa da bere o da mangiare.

La carta dei gilet gialli stabilisce alcuni principi generali:

– Essere pacifici
– Essere apolitici
– Essere attenti alla sicurezza degli altri
– Niente alcool né droghe
– Nessuna forma di razzismo/ odio
– Non danneggiare
– Rispettare le forze dell’ordine
– Lasciare puliti i luoghi
– Nessuno spreco di cibo
– Bloccare i camion e non i cittadini
– Lasciare passare i mezzi di soccorso
– Spiegare gli interessi e le ragioni del movimento
– Non bruciare pneumatici e sorvegliare eventuali fuochi accesi affinché non facciano danni

Dall’inizio della mobilitazione, i gilet gialli, sono stati accusati di essere un movimento di estrema destra ed i media ci sono andati a nozze, anche i sindacati li hanno accusati della stessa cosa. I gilet gialli hanno sempre rivendicato la loro indipendenza da qualsiasi organizzazione politica e la loro volontà di auto organizzarsi in modo orizzontale.

Il 17 novembre è stato il primo giorno in cui i francesi hanno deciso di indossare il loro gilet giallo per protestare.

Lo hanno chiamato Atto Primo, ora siamo al nono.

Centinaia di punti di blocco del traffico sono organizzati e da quella data, giorno e notte, instancabilmente, i gilet gialli si mobilizzano per resistere e vincere. Ogni sabato sono indette manifestazioni nelle città, soprattutto a Parigi dove confluiscono gilet gialli da tutta la Francia, perché Parigi essendo la capitale è la sede del governo e dell’assemblea nazionale, la città in cui si decide su tutto e per tutti.

I gilet gialli non hanno nessun timore, manifestano sugli Champs-Elysées perché sono il luogo simbolo del lusso. Si riversano, con il loro gilet giallo su quella che è definita la strada più bella del mondo. Malgrado la polizia usi ogni mezzo per scacciarli: manganelli, gas lacrimogeni, cannoni ad acqua… la polizia ha ricevuto l’ordine di respingerli, accerchiarli e bloccarli anche per ore, usando oltre i gas lacrimogeni, flash ball, granate GLI F4 (normalmente vietate in tutta Europa e in uso alle forze dell’ordine solo per difendersi in caso di accerchiamento) e colpendo tutti, anche alla testa, senza distinzione: uomini, donne, giovani e anziani.

Dall’inizio delle mobilitazioni sono morte 13 persone, ci sono stati migliaia di feriti, alcuni molto gravi.

Alla violenza sociale che ormai colpisce i francesi da dodici anni, si è aggiunta la violenza della polizia e la disinformazione dei mezzi di comunicazione: radio, televisioni e giornali in mano a multinazionali e grandi azionisti, diffondono continuamente notizie ed immagini per discreditarli, malgrado questo le mobilitazioni continuano ed il sostegno della popolazione è in aumento.

Chi sono questi gilet gialli che compaiono un po’ dappertutto, che si oppongono al governo ed alla sua politica ingiusta e che nessuno si aspettava?

I gilet gialli sono le persone insultate da Macron che ha dichiarato “Non cederò niente né ai nullafacenti, né ai cinici, né agli estremisti” “attraversate la strada se volete cercare un lavoro” aveva risposto ad alcuni disoccupati. Un presidente, mal eletto, che governa per i più agiati, i privilegiati ed il padronato e che, in occasione di un discorso tenuto all’estero, ha dichiarato “I francesi sono Galli refrattari”.

Sono gli stessi insultati anche dal precedente presidente, Hollande quando ha usato l’espressione “senza denti” per rivolgersi ai poveri. Ricordiamo che in Francia ci sono 9 milioni di persone sotto la soglia di povertà e 6 milioni di disoccupati. I gilet gialli sono operai, impiegati, precari, agenti di pubblico servizio, pensionati, artigiani e piccoli imprenditori.

Quelli che non possono vivere dignitosamente del loro lavoro e che hanno deciso di organizzarsi senza partiti né sindacati e che decidono le proprie forme di lotta. Sono anche le persone di provincia che si ribellano, che hanno il sentimento di non essere ascoltati e che vogliono essere considerati cittadini a tutti gli effetti.

Come agiscono i gilet gialli?

I gilet gialli camminano, per protesta su strade, autostrade, strade di circonvallazione, bloccano i caselli delle autostrade lasciando passare le auto senza pagare il pedaggio, protestano davanti alle sedi televisive, davanti alle catene delle multinazionali, i grandi centri commerciali o bloccano ai camion l’accesso ai depositi di carburante, bloccano le rotatorie. Costruiscono dei ripari dalla pioggia e dal cattivo tempo perché sanno che non finirà presto.

Molti di loro hanno passato il Natale nei luoghi che occupano giorno e notte, hanno fatto lì il loro albero di Natale, hanno mangiato lì condividendo la Buche (dolce tipico francese). Sulle rotatorie si portano cibo e coperte, la tavola è aperta a tutti, si condivide, si discute, si affrontano insieme le difficoltà, c’è la volontà di costruire insieme un altro futuro per i nostri figli.

Abbiamo ritrovato una fraternità, una solidarietà, il sentimento di non essere soli nel proprio angolo, con le proprie difficoltà, con un salario insufficiente ad arrivare a fine mese, il timore della precarietà, part-time imposti, la disoccupazione. Un timore condiviso dai pensionati che hanno già difficoltà a vivere con quanto ricevono ora e che Macron vuole diminuire nel 2019.

I gilet gialli si riuniscono, scrivono la loro carta di rivendicazioni, portano la bandiera francese e cantano la Marsigliese. Uomini e donne che scrivono le loro rivendicazioni, che discutono del loro futuro alle assemblee cittadine che si svolgono in un parcheggio di un supermercato, alle 9.00 di sera in un freddo glaciale, niente è impossibile.

I gilet gialli sono gli eredi dei Sanculotti della Rivoluzione del 1789, sono il popolo francese. Il tornado che sta agitando la Francia da due mesi è una vera e propria sollevazione popolare contro il presidente della repubblica, l’uomo che vuole gestire la Francia come una start-up, che si è presentato come colui che voleva riformare la Francia in conformità ai concordati con l’Unione Europea e che avrebbe ridotto il deficit di bilancio.

Ma questo presidente sostenuto dai neoliberisti, le potenze finanziarie ha ignorato le energie del popolo francese quando si tratta di difendere l’uguaglianza. Macron che magnificava e raccomandava una sovranità europea, ha ormai di fronte a sé un movimento popolare che aspira alla sovranità del popolo francese.

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