Varese, Cybersecurity, Insubria, università, tra ricerca e innovaione sulla sicurezza informatica

Cybersecurity, tema di grande attualità: c’è anche l’Insubria tra le 23 università che, insieme a 23 partner del mondo dell’industria, sono al lavoro per sviluppare un network di competenze per la ricerca e l’innovazione sulla sicurezza informatica entro il 2022.

Il progetto si chiama Concordia, ovvero Cyber Security Competence for Research and Innovation, ed è uno dei quattro vincitori della call di 60 milioni di euro messi a disposizione dalla Comunità Europea, da cui riceve dunque un finanziamento di 16 milioni di euro.

Di questi, 480mila euro arrivano al gruppo di ricerca dell’Insubria coordinato da Barbara Carminati, che si occupa in particolare di privacy e sicurezza dei dati e dà a Concordia un contributo incentrato su tematiche di ampio respiro come la finanza, la salute, i trasporti e le smart cities.

Ma l’unità della nostra università ha anche la responsabilità di «Women in Cybersecurity», con l’obbiettivo di definire iniziative ed eventi volti a supportare le donne nello sviluppo di competenze e nell’avanzamento di carriera in ambito di cybersecurity.

Spiega Barbara Carminati, docente di Informatica del Dista, il Dipartimento di Scienze teoriche e applicate diretto da Mauro Ferrari.

«Concordia è l’unico progetto finanziato in questa call ad avere un intero task dedicato al problema di inclusione delle donne in ambito di cybersecurity. 

Oggi le donne, infatti, rappresentano solo il 20%, della forza lavoro in questo settore. Una percentuale decisamente maggiore rispetto a qualche anno fa, ma ancora ben lontana dal colmare il divario di genere.

Un fenomeno presente anche in altri settori delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ma che richiede un intervento mirato in cybersecurity se si considera che questo è un mercato in forte crescita, con una stima di 3.5 milioni di nuove posizioni lavorative entro il 2021.».

Concordia nasce con l’ambizione di definire un percorso congiunto e rafforzare le competenze europee in ambito di cybersecurity, così da assicurare nell’era della data economy un trattamento dei dati sicuro e che rispetti i  fondamenti della privacy. Con Carminati stanno lavorando al progetto Elena Ferrari e il gruppo di ricerca Strict SocialLab del Dista.

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