Croveo (Baceno), Ferruccio del Zoppo ripresenta il suo libro.

di Giuseppe Criseo

Si stava meglio una volta o è meglio adesso?

31.07.2019 a Croveo frazione di Crodo

I mestieri di una volta, il bucato come il filo a sbalzo (usato per portare la legna a valle), esempi di una vita di sacrifici in montagna.

Una vita piena di lavoro, ma senza “il muso” come succede ogni in cui si cerca di far fare il proprio lavoro ad altri.

Del Zoppo Ferruccio nasce a Domodossola il 22 marzo 1960, operaio e alpino, amante della buona cucina e di un bicchiere di vino.

Vive a Crego con Ale e Anja.

Il libro e’ dedicato a “ala mama e al pà che i m’an insegnò cume fe”.

La prefazione e’ di Andrea Dallapina, giornalista e scrittore (Eco Risveglio), che dice” il dialetto e’ trasformato in una macchina del tempo” per descrivere i mestieri, gli usi e i costumi di un tempo, ma anche le relazioni umane, gli obblighi e i doveri del gruppo di appartenenza.

La prima domanda che ci poniamo come lettori e’ sicuramente capire il motivo e l’intenzione che spinge a scrivere con un lavoro pesante come quello di pensare e scrivere in dialetto; la risposta la fornisce l’autore stesso nell’introduzione che precede le poesie, ricordo ( quei tempi sono rimasti dentro di noi scrive Ferruccio) e “testimonianza per il domani”.

La prima poesia e’ dedicata a “una bella giornata d’inverno” con a sinistra il testo in dialetto e a destra la traduzione in italiano. La giornata viene descritta minuziosamente con le azioni che si compivano una volta alzati e ci si accorgeva che cominciava a nevicare: ” u fioca la vegn da maladet” e a corredo della descrizione un paio di foto del gatto che guarda fuori e di un pentolone sul fuoco.

Si passa a parlare delle mucche, delle castagne, del carbone, del fieno,della latteria,delle piante,del maiale,del bucato,del letame,del bucato, del filo a sbalzo.

Tanti aspetti che ricordano a chi li ha vissuti, ma devono servire a chi non lo conosce, per capire chi sono i montanari e quanto hanno dovuto fare per mantenere le famiglie.

Ci sono le immagini dei strumenti da lavoro e delle abitazioni per completare il quadro della vita di montagna.

Non si tratta solo di una ricostruzione storica, ma anche un momento di riflessione dell’etica e dei comportamenti sociali delle persone che si muovevano secondo regole precise e tramandate, senza stress ne lamentele.

Una vita con ritmi lenti ma non per questo meno pesanti, inimmaginabili rispetto ai nostri ritmi ripetitivi e velocissimi, due mondi contrastanti e diversi che possono e devono essere comparati per non dimenticare.

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