SARONNO UNA CITTÀ CON L’ALZHEIMER

Leggo il comunicato del Consigliere Veronesi su “IlSaronno” e, tralasciando ogni commento sul tono e  lo stile di comunicazione, mi sento di proporre alcune osservazioni di contenuto.

In primo luogo l’opposizione in Consiglio non è tutta di Sinistra: ne fanno parte Consiglieri di diversi orientamenti. Ve ne sono di Sinistra, di area moderata, e ve n’è uno – il sottoscritto – che pur nella povertà delle sue forze e della sua intelligenza è l’unico soggetto di Destra attivo a Saronno.

Ebbene mi accingo, nonostante queste mie stimmate politiche, ad aderire al comitato per la salvaguardia dell’ ex asilo di via Manzoni. Non certo per riempire quest’ultimo di profughi, cosa del tutto contraria alle mie convinzioni (credo di essermi espresso più volte sul punto)  ma per altri motivi, che espongo di seguito.

L’edificio in questione non è affatto un “rudere”, come lo definisce Veronesi: è un pregevole manufatto dell’inizio del secolo scorso. Solido e finora ben mantenuto, perché  fino a poche settimane fa veniva utilizzato, come è noto, per ospitare un prezioso servizio pubblico. Inoltre è ben inserito nel suo contesto, perché la via sulla quale si affaccia è una delle poche a ospitare edifici del medesimo periodo.

Chi osserva la maggior parte dei quartieri della nostra città, può invece avere l’impressione che essa sia praticamente senza passato, nata negli anni ’50 con la brutta e precaria  edilizia del dopoguerra e svezzata con le costruzioni aggraziate ma quasi sempre comuni e convenzionali dei nostri tempi. Il criterio  che richiamavo sopra, per cui un edificio deve essere in armonia con quelli circonvicini sia per le dimensioni, sia per le forme e i colori, è quasi sempre trascurato.

Il Consigliere Veronesi insiste sul tornaconto economico che la comunità ricaverebbe dalla  vendita dell’ex asilo ed ex ASL, ma quello del massimo profitto non può essere l’unico criterio per governare una città. La quale è un organismo che si sviluppa su se stesso, proiettandosi nel futuro ma senza sopprimere il proprio passato, le proprie radici: altrimenti non sarà più nulla. Quelle radici, dunque quella identità, cui la Lega asserisce di tenere tanto, ma che di fatto cedono il campo ogni qual volta si profila  l’ombra dell’impalcatura e della betoniera.

Voi, amici leghisti, le radici sembra proprio vogliate estirparle tutte, confinando le tradizioni nell’area feste che, forse, un giorno verrà. Ma così la città rischia di perdere vasti pezzi del suo passato, come un uomo reso immemore da una malattia degenerativa. 

Alfonso Indelicato

Consigliere comunale indipendente a Saronno

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