Nudi sui social: Sgarbi annuncia azione legale contro Facebook e Instagram

di Giuseppe Criseo

Sgarbi come al solito, ci ha abituato alle sue prese di posizione nette e decise anche dall’altra parte ci sono colossi mondiali e di questo dobbiamo dargliene atto.

Non è la prima volta che ci sono limitazioni e censure incomprensibili sui social anche quando non ci sono immagini pornografiche come nel caso che stigmatizza Sgarbi.

Facebook, e Instragram ma anche gli altri non sono da meno, usano programmi per districarsi tra le milioni di video e immagini pubblicati, e si tratta di un lavoro enorme, ma questo non vuol dire che non si possa e non si debba fare.

Si parla di opere d’arte come in altri casi di articoli di giornale che vengono censurati inspiegabilmente, mentre basterebbe verificarne la fonte facilmente.

I colossi dell’informazione non hanno bisogno di affidarsi solo e soltanto ad algoritmi, visti i volumi delle entrate pubblicitarie che hanno ( che rovinano il mercato alterandolo) e quindi potrebbero benissimo essere più attenti e solleciti preventivamente, ma anche nelle risposte degli utenti in particolar modo quando si tratta di enti, associazioni, movimenti politici e/o professionisti affermati e riconosciuti a livello globale come nel caso di Vittorio Sgarbi.

Segue il suo comunicato in forma integrale.

‘€œInvece che affidarsi agli algoritmi, assumano storici dell’€™arte’€

ROMA – ‘€œInaccettabile che social network popolari, danarosi e tecnologicamente avanzati come Facebook ed Instagram non siano riusciti ancora ad oggi a trovare una soluzione per distinguere una immagine porno da un’€™opera d’€™arte: per questa ragione, considerato che le censure si ripetono di continuo, ho deciso di promuovere un’€™azione legale per il danno che questa lacuna arreca al mondo dell’€™arte e a tutti gli operatori (artisti compresi) che vi lavorano. Sarà  quella che in inglese definiscono una class action’€

Lo annuncia Vittorio Sgarbi, storico e critico d’€™arte, nonchè deputato alla Camera, da alcuni  mesi presidente della Fondazione Antonio Canova. E proprio il celebre scultore è stato l’€™ultima, illustre vittima degli algoritmi dei social network, bloccando la campagna di comunicazione di un’€™agenzia di Treviso che aveva utilizzato come immagine il gruppo scultoreo ‘€œAmore e psiche’€. 

‘€œIl punto – spiega Sgarbi – è proprio l’€™algoritmo: società  stracolme di soldi, come Facebook, non possono affidare il controllo delle inserzioni sull’€™arte a un algoritmo. L’€™algoritmo non pensa, esegue. L’€™algoritmo non possiede conoscenza, ma applica dei blocchi che prescindono da valutazioni di merito. Ecco perchè una scultura del Canova viene paragonata al culo di una Valentina Nappi qualsiasi: un orrore estetico. àˆ un oltraggio al nostro patrimonio artistico’€.

Sgarbi individua la soluzione: ‘€œBasterebbe assumere giovani storici dell’€™arte. Facebook farebbe un’€™opera meritoria, e potrebbe vantarsi di promuovere l’€™arte invece delle stronzate (per non dire delle bufale) pubblicate ogni giorno da milioni di utenti nulla  facenti. Il paradosso dei social network è che bloccano le opere d’€™arte ma non le notizie false’€

A seguire l’€™azione legale sarà  l’€™avvocato Giampaolo Cicconi.

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