INTERVISTA DI ALFONSO INDELICATO AD ANDREA DEPALO
A. D.: Carissimo Alfonso, innanzitutto voglio ringraziarti per aver deciso di essere oggi il mio intervistatore. Pur avendo avuto, su questioni di politica cittadina, posizioni diverse, sono felice di potermi aprire con te, su un progetto che non ha a che fare con la politica, ma con dei valori molto profondi e molto alti, come ad esempio l’autonomia delle persone.
A. I: – Carissimo Andrea, finora abbiamo comunicato (abbastanza spesso, in verità ) solo attraverso uno schermo luminoso. Il filo del telefono renderà il nostro rapporto più umano. Parlami dunque di questa tua idea meravigliosa.
D.: – ‘Devi avere il coraggio dei forti, non quello dei disperati’. La frase è sicuramente nota a chi è appassionato di storia della Regia Marina Militare. Il progetto AvanChair nasce un po’ da qui. Tramutare il mio vivere una disabilità in qualcosa che porti un po’ di coraggio a chi sta facendo il mio stesso percorso. Al mondo esistono ormai le migliori tecnologie. Non utilizzarle per aiutare le persone con disabilità sarebbe un fallimento etico e morale.
I.: – Così a occhio, è un’impresa molto impegnativa per una persona sola, per quanto in gamba come sei tu ‘¦ –
D.: – In questa mia avventura non sono solo. Devo infatti ringraziare il titolare e i collaboratori della Ditta Rigolio Emilio, di Busto Arsizio, per aver creduto nelle mie idee. E’ una ditta che ‘fa quello che non fanno gli altri’, capace di realizzare macchinari, attrezzature, robots che altri non producono. Partendo dalle mie idee siamo arrivati, insieme, ad avere un primo prototipo, tutelato da dei brevetti. ‘
I.: – Puoi essere più preciso? –
D.: – Volevo progettare una sedia a rotelle che includesse una combinazione di sensori e soluzioni meccaniche che, agevolando la mobilità nelle azioni quotidiane, contribuisse ad aumentare l’autonomia, la sicurezza e di conseguenza l’autostima delle persone con disabilità , favorendo quindi l’inclusione di quelle persone che devono utilizzare dispositivi per la mobilità assistita. Emilio ha saputo capire le motivazioni e, unendo la sua esperienza alle mie idee, ci stiamo avvicinando all’obiettivo. ‘
I: – Fai qualche esempio pratico: che cosa ha in più, questa sedia a rotelle, rispetto a quelle che si vedono in giro? –
D.: – AvanChair, rispetto a sedie a rotelle elettroniche e robotiche presenti sul mercato di massa, incorpora elementi innovativi focalizzati a supportare gli utenti durante le attività della vita quotidiana (ADL) e le attività strumentali della vita quotidiana (IADL). ‘
I.: – Nei fatti, in quali situazioni è utile? –
D. : – I vantaggi di AvanChair sono apprezzabili in particolare nel trasferimento dalla carrozzina come i passaggi dalla sedia al letto, ai servizi igienici eccetera.
I.: – Ne so qualcosa. Sono anni che provvedo a trasporti sanitari di persone con vari tipi di problematiche, o semplicemente anziane, ed effettivamente una delle fasi critiche è issare la carrozzina col paziente seduto sull’ambulanza, o spostarlo da una carrozzina a un’altra, o dalla carrozzina al letto ‘¦ –
D.: – Bene, AvanChair offre due vantaggi mai offerti in precedenza da altri dispositivi medici dello stesso tipo già presenti sul mercato: la possibilità di trasferirsi autonomamente e un ingombro davvero ridotto. –
I.: – Questo mi incuriosisce davvero ‘¦ non riesco a pensare come potrebbe essere il tuo marchingegno. Del resto capisco anche che non posso chiederti di più. Non per niente hai parlato di brevetti. –
D.: – Posso dirti che attualmente abbiamo creato un primo prototipo, che è in attesa della fase di industrializzazione. Il percorso sicuramente sarà impegnativo e serviranno risorse e, magari, qualche aiuto.
I.: Quello che mi colpisce è che non ti sei limitato alla progettazione, ma ti sei dedicato anche alla fase esecutiva. E non stiamo parlando di un nuovo tipo di schiaccianoci. –
D.: – Sì, e la parte tecnica è quella che mi ha divertito, insegnato ed emozionato di più. Ora bisogna lavorare su aspetti altrettanto importanti: quelli più inerenti a ‘portare AvanChair sul mercato’. Un percorso di mera ricerca o di studio avrebbe portato a creare un prototipo relegato in qualche laboratorio universitario. Probabilmente l’avrei usato io, ma il mio obbiettivo, lo dico con tutta modestia, andava oltre la mia persona: era aiutare altri nelle mie condizioni. Credo che una start-up con una forte connotazione etica sia la soluzione più logica. Ci stiamo muovendo e l’idea è ritenuta interessante, ma per scaramanzia preferisco non aggiungere nulla.
I.: – Sbaglio o la tua carrozzina soddisferebbe un mercato assai vasto? ‘
D.: Non sbagli. Il gruppo di lavoro International Wheelchair Transfer indica nell’autonomia nelle fasi di trasferimento una delle principali aree di interesse per le persone in carrozzina, infatti: 1) circa il 54% degli utenti ha bisogno di aiuto o non è in grado di eseguire il trasferimento da e per la sedia a rotelle, 2) Si stima che quotidianamente tali trasferimenti vengano compiuti tra le 13 e le 20 volte.
I.: – E al di là di questi trasbordi per lo più casalinghi, la tua carrozzina può svolgere altre funzioni? –
D.: – Altrochè. Accanto alla maggior autonomia sul piano fisico, il progetto AvanChair cerca di fornire all’utente la possibilità di interfacciarsi e interagire direttamente con l’ambiente circostante, per esempio con i sistemi di trasporto pubblico e privato, includendo anche il mondo dei veicoli elettrici.
I.: – Insomma, c’è qualcosa che la tua carrozzina non può fare? –
D. : – AvanChair vuole includere anche caratteristiche tese a migliorare la sicurezza, l’autonomia e l’integrazione sociale dell’utente disabile attraverso tecnologie dell’internet delle cose, attraverso una suite di sensori per il monitoraggio della carrozzina, dei parametri vitali della persona trasportata e per le operazioni di teleassistenza, oltre a consentire la connettività con piattaforme di telemedicina e wifi pubblico di altro genere. Si pensi anche ad una sinergia con i ‘sistemi avanzati di assistenza alla guida’ (ADAS), che potrebbe evitare disastrosi incidenti auto-sedia a rotelle. Noi vorremmo dare il nostro contributo anche in questo campo. ‘
I.: – Caro Andrea, ho capito anche un’altra cosa: che invece di rinchiuderti nei tuoi problemi hai fatto di essi uno strumento per emergere e trovare la tua strada. Per quanto ti riguarda l’espressione ‘diversamente abile’ non è un luogo comune, ma una frase piena di verità . –
D. : – Sicuramente mi ripeterò, ma ci tengo a dire che ciò che mi anima è fare in modo che la mia esperienza possa portare alla creazione di qualcosa davvero utile, dando anche uno stimolo a tutte le persone con disabilità che vogliono mettersi in gioco. Come ho già detto, il percorso sarà lungo e impegnativo, ma non intendo ‘mollare’. Spero tanto che i Saronnesi (molto attivi nell’organizzarsi in gruppi e comitati a sostegno delle varie iniziative) sappiano cogliere la dimensione umana di questo progetto e, magari, possano accompagnarci verso l’obiettivo.
I.: – E io ti auguro, caro Andrea, che la tua idea abbia una rapida realizzazione. Lasciami soltanto aggiungere che, al di là degli alti contenuti del tuo impegno, è stato un piacere approfondire la conoscenza di una persona insieme volitiva e sensibile quale sei . ‘
D.: Anche a me la nostra chiacchierata ha fatto piacere. Alla prossima.
Andrea Depalo
Alfonso Indelicato