Polizia: Gabrielli, meglio se ascolta i subalterni piuttosto che punirli per Facebook

A Sua Eccellenza Prefetto Gabrielli
Nei giorni scorsi, il Dipartimento di Pubblica Sicurezza – Ministero degli Interni con la circolare n. 555DOC/C/SPEC/SPMAS/5428/19, a firma del Capo della Polizia di Stato, promulgava alcune linee guida sull’utilizzo dei social network, che seppur condivise post attenta analisi tecnico giuridica, fanno emergere alcuni interrogativi.
Secondo gli stessi, vorremmo sapere da Sua Eccellenza Prefetto Gabrielli, perchè al fine di evitare tali problemi, diciamo di immagine, non si ricevono in audizione i propri sottoposti o subalterni, che in passato hanno denunciato gravi inadempienze, come ad esempio, il caso del poliziotto Stefano Calabrò (sindacalista, riformato e vittima di mobbing) del quale abbiamo acquisito tutto il carteggio integrale riguardante le misure di sicurezza sul lavoro in favore dei colleghi, come ad esempio il caso del poliziotto Daniele Contucci (sindacalista, destituito e vittima di mobbing), anche di esso abbiamo acquisito prove documentali riguardanti lo scandalo immigrazione, come ad esempio il caso del poliziotto cantante Tony Riggi (sindacalista, attualmente obbligato al CMO e diffidato a perseguire il suo hobby di sostegno sociale ), il quale con l’amore per la musica, per il sociale e per la Polizia di Stato raccoglieva fondi per i figli di colleghi affetti da malattie invalidanti destinandoli al Fondo Marco Valerio (Polizia di Stato).
Questi sono solo alcuni esempi, dai quali nascono altri interrogativi, perchè si consente ad un giovane poliziotto/rapper di cantare, forse perchè figlio d’arte nel dipartimento (Funzionario?), oppure perchè si reintegrano soggetti che hanno danneggiato l’immagine della Polizia di Stato, come lo scandalo della narcotici di Genova, oppure del G8 di Genova, oppure tanti e tanti altri, senza dimenticare lo scandalo dei concorsi del Dipartimento di PS, come il 780 del 1996/2006 ancora pendente in giudizio oppure il 1148, di tutto ciò abbiamo ricchi dossier, aggiungendo poi in ultimo un pensiero sulle esternazioni riguardanti l’ultimo caso di sangue che ha macchiato la capitale, ove ha trovato la morte un ragazzo di 24 anni per mano di altri ragazzi, questa è la tragedia e non le circostanze, che seppur da condannare se veritiere, non possono essere assolutamente alibi o attenuanti per l’efferato crimine, la cui unica responsabilità , nonostante il quotidiano sacrificio ed impegno degli uomini e donne delle forze dell’ordine, è dell’assenza di prevenzione, controllo del territorio, regole d’ingaggio al passo, inosservanza del protocollo internazionale Homeland Security il cui fulcro è l’ Urban Security, che poi portano a situazioni come Trieste, ciò non è più accettabile, giusto signor Prefetto?

EP
Redazione VaresePress@ Roma
Rubrica Sicurezza Nazionale@
Intelligence Analyst & Investigative Journalist

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