Indennità  di accompagnamento revocata dall’INPS, ma il giudice la restituisce

Il Tribunale del Lavoro di Brindisi ripristina ad una signora invalida di Francavilla Fontana l’indennità  dopo l’€™ingiusta revoca dell’€™ente

Sono tanti i casi di invalidi anche con patologie gravissime che si vedono revocare con provvedimenti incomprensibili e spesso ingiusti le indennità  attribuite dall’€™Inps. In un recente caso ripreso anche dal Nuovo Quotidiano di Puglia, edizione di Brindisi, di ieri e che evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello ‘€œSportello dei Diritti‘€, ritiene meritevole di diffusione, il Tribunale del lavoro di Brindisi ha smentito l’ente previdenziale che un anno fa aveva revocato l’indennità  di accompagnamento ad una signora già  riconosciuta, a partire dall’aprile 2017, “invalida al 100 per cento e titolare dell’indennità  di accompagnamento”. A seguito di un nuovo accertamento di revisione la commissione medica aveva accertato che non sussistevano più i requisiti e l’Istituto nazionale della Previdenza sociale aveva agito di conseguenza, riducendo a zero l’indennità  versata dal 2017. Ingiustizia sanata ora grazie al ricorso in sede civile proposto dall’avvocato Fabio Zecchino in collaborazione con la collega Marisa Ciracì. La revoca dell’accompagnamento era stata decretata il 23 gennaio 2018. “A gennaio 2018 nonostante un quadro clinico ancor più grave, morbo di Parkinson avanzato, seri problemi alla colonna vertebrale ed altre particolari patologie – spiega l’avvocato Zecchino- alla mia assistita le viene revocata l’accompagnamento perchè secondo la commissione medica poteva provvedere autonomamente alle ordinarie esigenze di vita quotidiana. Dopo circa due anni giustizia è stata ottenuta”. Il Tribunale del Lavoro nei giorni scorsi ha disposto, con effetto retroattivo, che la signora possa continua a percepire l’indennità  dal momento della revoca, quindi, da gennaio 2018. L’Inps è stato pure condannato al pagamento delle spese del procedimento. La revoca dell’indennità  di accompagnamento rientra nella grande manovra di riordino della spesa per le cosiddette false invalidità , più volte annunciata dagli ultimi Governi. Il problema è che nel calderone sovente capita che finiscano anche migliaia di cittadini che hanno gravi handicap e che spesso frettolosamente e con superficialità  vengono privati di un diritto-beneficio che gli consente un indispensabile sostegno stabilito dalla legge. Perchè se da una parte è assolutamente giusto andare a punire chi tenta di marciarci, come per esempio un falso invalido che va a giocare a calcetto e fa ogni giorno footing, dall’€™altra è del tutto ingiusto privare di quel minimo sollievo economico costituito dall’€™indennità  in questione un vero invalido al cento per cento e per di più assolutamente incapace di badare a se stesso.

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