GOLASECCA E IL SUO ANTICO CASTELLO

San Michele trovava ampia devozione da parte dei Longobardi: Quando giunsero in Italia nel VI secolo, i culti pagani erano ancora diffusi nelle campagne e molti militari del popolo barbaro erano seguaci di Odino/Wotan, una divinità  principale per i popoli germanici e scandinavi, il Signore degli Dei, dell’€™arte della Conoscenza e della guerra. La Regina Teodolinda , moglie di Autari prima e di Agilulfo poi, ebbe ruolo importante nelle decisioni del marito e non mancò di dare appoggio alla chiesa cattolica anche riguardo alla diffusione del culto. Le immagini degli antichi Dei vennero così sostituite gradatamente dalle iconografie dei santi. In modo particolare San Michele e San Martino erano figure che si erano dimostrate adatte a tale ruolo , San Michele Arcangelo è considerato capo delle Milizie Celesti ed era perciò, secondo il pensiero della chiesa cattolica, l’€™ideale per un confronto con Odino. Come Odino era una figura dotata di grande fascino e mistero, potente, molto vicino all’€™immagine divina e soprattutto, guerriero.
La posizione su cui si ritrovano attualmente i resti dell’€™antica chiesa è in posizione dominante la valle il cui panorama permette di ammirare le colline Corneliane, tra il verde di una folta vegetazione. Il luogo perfetto per costruire una torre o un fortilizio, che assieme ad altre costruzioni facesse parte di una rete di fortificazioni a presidio del guado del Ticino e della Strada Mercantera Questo percorso aveva ruolo di rilievo ed era posto in osservazione da punti di controllo. Si trattava infatti, della strada che collegava Milano al lago Maggiore la così detta Mediolanum-Verbanum che possiamo ritrovare in alcuni documenti col nome di ‘€œVia Ducale’€. Anche in Somma Lombardo le torri di vedetta erano numerose. Con il tempo queste costruzioni furono destinate a scopi diversi: castelli, chiese, ospitali. E’€™ il caso, ad esempio del Monte Sordo in Somma, che da torre divenne in seguito chiesa (dedicata a San Nazaro), castello e poi, per volontà  di Alberto da Somma, ospitale/ospedale, luogo di ritrovo per i pellegrini. O ancora della chiesa di San Vito sempre in Somma, che da torre fu trasformata in chiesa. San Michele subì la stessa sorte. Nell’€™XI secolo da punto di osservazione divenne edificio di culto e l’€™area circostante utilizzata per le sepolture. La cultura riguardante la morte era molto sentita nel periodo medievale e intrisa di atti simbolici, vi era una finestrella, una grata che fungeva da passaggio delle anime e simboleggiava la protezione e il raccoglimento. Lì si pregavano i morti: attraverso questa apertura avveniva il passaggio delle lodi e dell’€™energia date alle anime dei defunti.
I rimaneggiamenti si susseguirono nel corso degli anni. Tuttavia San Michele non mancò mai di essere luogo di fede e fino al XVI secolo rivestì il ruolo di chiesa parrocchiale . Nel 1563, con la conclusione del Concilio Tridentino, molte cose cambiarono in relazione alla gestione delle parrocchie e San Carlo Borromeo si prese l’€™onere di visitare i borghi della Diocesi Milanese, di catalogarne gli edifici sacri, di dare direttive in relazione ad essi, non solo riguardo l’€™andamento spirituale ma anche quello ‘€œmateriale’€. Il futuro santo non vedeva di buon occhio la Confraternita degli Umiliati. La contesa aveva radici così profonde che il Borromeo subì anche un attentato. La Confraternita era composta da uomini e donne ed era guardata con sospetto, considerata eretica sotto alcuni aspetti. San Carlo era alquanto severo ed era il primo a nutrire dubbi su di essa. La chiesa di San Michele era amministrata dagli Umiliati e quindi non trovò valido appoggio dal futuro santo che preferì declassarla a semplice sussidiaria della chiesa di Santa Maria . Il convento di Golasecca era situato di fronte al tempio dedicato a San Michele. Con la soppressione della Confraternita l’€™edificio che la ospitava fu smantellato e la chiesa fu data in gestione ad altri ordini religiosi quali i ‘€œDisciplinati’€, quella dei ‘€œMorti’€ o dei ‘€œS.S. Sacramenti’€.
Di questa chiesa, i cui ultimi rimaneggiamenti risalgono al ‘€˜700, rimangono oggi solo i resti. Un’€™immagine suggestiva, un angolo di medioevo, di silenzio che in questi giorni sembra assumere un carattere magico, grazie ai giochi di luce dati dalle illuminazioni natalizie. Un passo nella storia e nel mistero che ci riporta agli avi, alla fede antica. Ogni mattone, ogni particolare sembra celare un messaggio e viene un brivido a pensare quanto questi ruderi hanno ancora da raccontarci’€¦ basta saper ascoltare’€¦

Cesarina Briante (c)
da una visita sul luogo, fonti di comparazione: duepassi nel mistero sito web, Wikipedia voci varie, Misteri e Storie degli antichi borghi d’€™Insubria di C. Briante, Macchione editore, 2018- immagini a cura dell’autrice (c)

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