Somma. Luca Colombo, 6 ° Dan di Kendo a Modena

GALLARATE – Prestigioso traguardo quello raggiunto da Luca Colombo che, nella giornata di domenica 8 dicembre, ha ottenuto il 6 ° Dan al termine della sessione di esami organizzata dalla EKF (European Kendo Federation) e dalla CIK (Confederazione Italiana Kendo) al palazzetto del C.U.S. di Modena. Un risultato eccellente se si pensa che Colombo è stato l’€™unico italiano valutato come idoneo al passaggio di grado da una commissione internazionale di 7 ° e 8 ° Dan.

Nato a Varese, classe 1961, e residente a Somma Lombardo, il maestro Colombo è istruttore di Kendo al Kenzan Dojo di Gallarate, associazione diretta dal maestro Luigi Rigolio, 6 ° Dan.

Il suo percorso nelle arti marziali iniziò da bambino, all’€™età  di 11 anni: dopo aver capito che il calcio non faceva per lui, la madre lo incoraggiò a praticare Judo. Lo spirito di questa disciplina appassionò subito Colombo: da sempre interessato alla pratica, alla tecnica e alla ricerca, trovò nella ‘€œvia della cedevolezza’€ un’€™arte che rispecchiava la sua personalità . Fu durante quegli anni che Luca conobbe il Kendo grazie al suo maestro di Judo. Erano i primi anni di divulgazione in Italia ad opera di temerari giovani appassionati, che si prodigavano per diffondere la nobile arte della spada giapponese.

Assorbito da impegni lavorativi e familiari, a 17 anni Colombo smise di praticare entrambe le discipline. Dopo 15 anni di inattività  decise di riprendere il Judo, arrivando a conseguire la cintura nera, 1 ° dan, ma dovette abbandonare la pratica a 36 anni a causa di problemi di mal di schiena molto importanti.

Venuto a sapere che a Gallarate si praticava Kendo, si riaccostò dopo anni a quest’€™arte marziale presso il Kenzan, che non è una scuola ma un dojo ossia un ‘€œluogo della pratica’€ dove il responsabile organizza la sessione ma il risultato è la somma del contributo di tutti in termini di impegno, serietà , spirito di sacrificio, energia  «E vi assicuro che si creano serate speciali in cui questa alchimia si miscela perfettamente tanto da rendere la pratica veramente unica. Con il tempo e la pratica costante, con quei gesti ripetuti alla ricerca della perfezione, al connubio fra gesto atletico, tecnica, sensibilità  e comunicazione con il tuo avversario, ti rendi conto che il vero avversario di te stesso sei tu, sono le tue paure, i tuoi limiti, le tue insicurezze. E così impari a riconoscerle, affrontarle e superarle. Ma il kendo è ancora di più, è relazione con l’€™altro: durante la pratica attraverso la spada, e dopo bevendo una meritata birra in compagnia. Faticare e sudare assieme favorisce l’€™amicizia e nel nostro caso un’€™amicizia ad ampio raggio. Spesso ci si ritrova in gruppi di età , lingue e razze diverse, tutti sulla stessa via alla ricerca di qualcosa di unico e personale ».

Un esame impegnativo quello che Colombo ha affrontato e il cui successo è il risultato di 22 anni di pratica, un percorso  «fatto di soddisfazioni, delusioni e sconfitte ma anche di ripartenza e di continuo e rinnovato impegno, nella misura in cui sei disposto ad accettare, con umiltà  e autocritica, i tuoi momentanei limiti ».

«D’€™altro canto credo si possa dire ‘€“ conclude Colombo, ricordando il titolo del libro di Simone Moro, alpinista estremo ‘€“ ‘€œI sogni non sono in discesa’€ ».

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