Incidente di Lodi, indagati 5 operai.

di Giuseppe Criseo

I superstiti: “Noi miracolati”.

Dimenticato di chiudere lo scambio? E’ questo il motivo del disastro ferroviario di Lodi?

La vicenda è ancora tutta da capire fino in fondo, ma intanto due macchinisti sono morti e parecchi i feriti, con un colpo non indifferente per tutti noi.

«Un’anomalia segnalata dal sistema» aveva allertato  Rfi, la società di Ferrovie che si occupa della manutenzione dei binari, inviando la squadra che avrebbe dovuto risolvere l’inconveniente, nella notte di mercoledì.

Lo scambio però sarebbe rimasto aperto, perchè? E’ questo il problema su cui stanno lavorando gli uomini del Noif, il Nucleo operativo incidenti ferroviari della Polfer.

Ieri si è fermato dalle 9 alle 17 il personale di Usb, Cat, Cub e Sgb mentre dalle 12 alle 14 stop degli aderenti a Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Fast-Confsal, Ugl Taf e Orsa.  

L’interrogativo è chiaro, perchè non ha funzionato il sistema di sicurezza, e in quel momento, stesse dando il “giusto tracciato”?

Il punto è stato spiegato procuratore di Lodi, Domenico Chiaro, giovedì pomeriggio durante una conferenza stampa ha detto che il treno «è deragliato all’altezza di uno scambio che doveva essere posto in una certa posizione e così non era».

Il deviatoio ( dispositivo ferroviario che congiunge due o più binari permettendo al materiale rotabile di passare dall’uno all’altro, deviandone o meno la corsa[1]. ) era aperto e questo ha impedito che il convoglio tirasse” dritto”.

Da registrare la dichiarazione di Dario Balotta di Onlit (  (Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti)

” dato l’enorme volume di traffico su questa direttrice, anche gli interventi manutentivi e i relativi sistemi di controllo devono aumentare. C’è poi da chiedersi perché il sistema di controllo della circolazione non abbia letto o il guasto o l’eventuale errata chiusura (“morsettamento”) dello scambio che doveva dare il corretto tracciato e che invece avrebbe causato il deragliamento. Resta il fatto che di nuovo si pone il problema della sicurezza nella gestione della manutenzione della rete sia tradizionale che ad alta velocità. Un ripensamento della organizzazione della manutenzione, dei tempi (sempre stretti) ad essa dedicata deve diventare l”opera” necessaria per una sempre meno rinviabile riorganizzazione di RFI.”

Strano però si addossi tutto sugli operai e non su chi debba controllare il loro operato!

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