Calabroni in quantità in un capannone sommese

di Giuseppe Criseo

Prima dell’avvio della bella stagione, qualcuno ha ben pensato di cominciare a fare manutenzione, gettando le cose inutili che si accumulano.

Tra i tanti “lavoretti” in lista, c’era anche da controllare il via-vai di calabroni della scorsa estate, all’interno del capannone del residente che ci ha segnalato il caso.

La sorpresa è stata notevole, dopo la ricognizione una volta tolti i due pannelli, un’enorme agglomerato: ” Il nido è formato da una mistura di polpa di carta creata dalle vespe operaie con parti di alberi o materiale vegetale tagliato con le mandibole, masticati mischiati con la saliva, oltre a fango e altre derivazioni simili. e poi modellati a formare il nido dalle operaie. Questi pezzi non hanno una struttura uniforme, ma sono attaccati tra loro molto saldamente così da costituire uno strato unico” (wikipedia).

C’è voluto un po di tempo e pazienza per spaccare e rimuovere il nido, ma per ora il pericolo non c’è più.

Ricordiamo che  i calabroni recano ingenti danni alle coltivazioni frutticole, come pere, mele, prugne e uve.

Sono un rischio per l’uomo se attaccati ma solo  la femmina punge, poiché il maschio è privo di pungiglione.

Problemi possibili per l’uomo a causa di allergia o ipersensibilizzazione pregressa perchè si potrebbe verificare una pericolosa reazione anafilattica. Una situazione di pericolo si presenta se il numero di punture è superiore a una, a causa del maggiore quantitativo di veleno entrato in circolo. Nel caso di puntura il veleno del calabrone interferisce con il corretto funzionamento delle vie respiratorie, causando affanno o addirittura soffocamento. Nei casi più gravi può rendersi necessaria una tracheotomia. Le reazioni a seguito di punture di calabroni possono rivelarsi mortali.

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