Emigrazione incontrollata, tutte le responsabilità di Governo e opposizione
di Giuseppe Criseo
Facciamo un po’ di storia del regolamento di Dublino:
firmato a Dublino (Irlanda) il 15 giugno 1990 (per l’Italia, dal Governo Andreotti VI[4]), in carica dal 23 luglio 1989[1][2][3] al 13 aprile 1991[4], . Il 1 º marzo 2008 le disposizioni del regolamento sono state estese anche alla Svizzera
appoggiato da
Democrazia Cristiana
Partito
Socialista Italiano
Partito Repubblicano
Italiano
Partito
Socialdemocratico Italiano
Partito Liberale
Italiano
Sà¼dtiroler
Volkspartei
Union Valdà´taine
Vice presidente Martelli e con all’interno personaggi che ricordiamo tutti: Misasi, De Michelis, Vitalone, Susanna Agnelli, Gava e Scotti.
Entrato in vigore il successivo 1 º settembre 1997 per i primi dodici stati firmatari (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Regno Unito), il 1 º ottobre 1997 per Austria e Svezia e il 1 º gennaio 1998 per la Finlandia.
Il regolamento o convenzione venne ripreso e rinnovato da diversi governi:
– regolamento 2003/343/CE) fu adottato nel 2003 (per l’Italia, dal Governo Berlusconi II[4]) e sostituì la convenzione di Dublino in tutti gli Stati membri dell’UE, con l’eccezione della Danimarca:
chi c’era al Governo?
Interno
Ministro: Roberto Maroni
E poi tanti ancora famosi: La Russa, Giuseppe Cossiga, Crosetto, Paolo Romani, Adolfo Urso, Prestigiacomo, Castelli, ecc.
- Il regolamento di Dublino II (regolamento 2003/343/CE) fu adottato nel 2003 (per l’Italia, dal Governo Berlusconi II[4])
- Il regolamento di Dublino III (2013/604/CE) è stato approvato nel giugno 2013 (per l’Italia, dal Governo Letta[4]).
I principi sostenuti nelle tre fasi sono comuni:
– il primo Stato membro in cui viene registrata una richiesta di asilo (o vengono memorizzate le impronte digitali) ਠresponsabile della richiesta d’asilo di un rifugiato.
– Il regolamento di Dublino II determina lo Stato membro dell’Unione europea competente a esaminare una domanda di asilo o riconoscimento dello status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra (art. 51).
Il regolamento prevede tempi e modalità dell’ingresso ma la responsabilità del recepimento della domanda di ingresso resta sul primo punto di approdo che finora e’ stato quasi sempre l’Italia’¦
Le problematiche annesse e connesse sono parecchie: secondo il Consiglio europeo per i rifugiati e gli esuli (ECRE) e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), il sistema attuale non riesce a fornire una protezione equa, efficiente ed efficace per esempio il ricongiungimento delle famiglie ma anche l’uso della detenzione per il trasferimento dei richiedenti asilo.
Durante la crisi europea dei migranti del 2015, l’Ungheria venne sommersa dalle domande di asilo di profughi provenienti dall’Asia e questa posizione e’ ancora perdurante.
In conclusione possiamo dire che la materia e’ complessa discussa e discutibile sotto il profilo umanitario, politico e giuridico, ma non se ne uscirà se non trovando uno stato serio, democratico ed affidabile in Africa che si prenda cura degli africani del continente per permettere il riconoscimento ( ci sono stati in cui non c’e’ l’anagrafe) e faccia da filtro per l’emigrazione regolare e controllata.
Continuando così non ci sarà fine alle tragedie in mare, allo sfruttamento di chi parte e di chi arriva e con la demagogia di gran parte della classe politica con posizioni che da una parte o dall’altra non cercano di risolvere il problema dove nasce.
Il cambiamento climatico col surriscaldamento del pianeta porterà decine di milioni di persone ad abbandonare le zone troppo calde, quindi occorre muoversi e smetterla di blaterale in tv, accollando all’avversario politico la responsabilità di un problema mondiale che si affronta con accordi tra governi e istituzioni internali, se si vogliono evitare tragedie per loro e per noi europei.