Bollentini,conviene puntare su Milano?
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Rinascita di Milano, ma conviene puntare sulla Lombardia?
Scritto da Claudio Bollentini
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Recentemente su questo giornale abbiamo concesso molto spazio all’argomento “rinascita di Milano”, resta ora da chiederci se effettivamente convenga puntare sulla capitale della Lombardia, investire di nuovo o rientrare. In poche parole, i tempi sono maturi? La città è in grado di attrarre sistematicamente e a lungo termine nuovi investimenti, soprattutto dall’estero, oppure, è già possibile parlare di reshoring per chi ha delocalizzato attività finanziarie ed industriali nel recente passato? Se escludiamo gli addetti ai lavori, la stampa in ambito economico e finanziario, la sensazione è che il dibattito non sia per niente entrato nel vivo. Non per disinteresse, per carità, ma semplicemente perché solo nel corso del 2015 e più concretamente nei mesi e anni successivi si creeranno le condizioni per una maggiore e migliore attrattività del sistema economico milanese e lombardo. Sicuramente su impulso di Expo, un volano virtuoso che, si spera, riuscirà a proiettare Milano nel novero delle principali piazze business friendly mondiali, ma soprattutto perché è ormai un dato di fatto l’uscita dalla crisi e dalla recessione.
Al netto dei profeti di sventura per professione, magari ben foraggiati da gruppi di pressione o partiti che difendono interessi particolari, e degli ottimisti della disperazione, che abbondano a tutti i livelli, conta solo come si muovono i veri investitori. Figure molte volte impalpabili, difficilmente identificabili, ben nascosti dietro grandi fondi di investimento, banche e holding di partecipazioni. Quasi sempre stranieri, sono le avanguardie che segnano le inversioni di tendenza. Investitori che muovono cifre enormi, hanno a disposizioni liquidità consistente ed immediata, fuori portata alle nostre latitudini. Muovono o rivoluzionano il mercato, poi sono seguiti da tutti, anche dalle più piccole PMI. Si potrebbe disquisire a lungo in merito, ma in questi casi le battute vengono sempre in soccorso e spiegano meglio la situazione rispetto alle analisi dei soliti tuttologi che hanno una risposta a tutto.
La battuta più famosa sull’argomento investimenti, per quanto molto cinica, è attribuita al barone Nathan Rothschild, uno dei fondatori della nota grande dinastia di banchieri. Avrebbe sentenziato che “il momento di comprare è quando il sangue scorre per le strade”. Intendeva che il momento giusto di investire è quello in cui il pessimismo è al massimo grado, perché subito dopo è molto più probabile che i prezzi risalgano, piuttosto che scendere. Il difficile è capire quando il pessimismo ha davvero raggiunto il culmine, in mancanza di tracce di sangue evidenti, ovviamente e per fortuna.
Chiunque frequenti aziende, valuti bilanci e capisca di distretti e filiere produttive, sa benissimo che il mercato lombardo e italiano offre parecchie ottime occasioni ultimamente. Aziende che una volta costavano care o carissime, oggi sono a buon mercato, imprenditori che una volta avrebbero venduto cara la pelle, ora sono con le spalle al muro, non riescono a ripartire, sono sottocapitalizzate o con problemi di successione rimandati da troppo tempo a causa della crisi. E stiamo parlando di uno dei sistemi industriali più avanzati del mondo, stagnante da anni quanto si vuole, ma pur sempre di eccellenza. E gli investitori stanno monitorando la situazione, le avanguardie si sono già mosse, ma la sensazione è che il momento giusto stia ancora per arrivare. Segue a ruota il reshoring. Chi ha delocalizzato per fuggire da un fisco oppressivo e da un costo del lavoro elevato, ora si trova in paesi in cui magari si pagano ancora meno tasse, ma il costo del lavoro si sta livellando. Oppure alcuni innegabili benefici sono azzerati da problemi di sicurezza sociale, politici, logistici o valutari. Ma si rientra solo se ci sono le condizioni per farlo e per rimanerci a lungo termine. Se la delocalizzazione, specialmente finanziaria, può essere un mordi e fuggi, il rientro è sempre valutato a lungo termine. E qualcuno, facendo quattro conti, ritiene arrivato il momento di rientrare. Le notizie di grandi investimenti asiatici a Milano, anche quando magari sono ottimi affari per chi compra, non sono notizie infauste, anzi, bisogna saperle cogliere ed approfittarne. Potrebbe essere una leva importante per uscire dalla crisi. Sono la politica e le istituzioni che devono muoversi per creare le condizioni migliori per assecondare il fenomeno. Per evitare che ad arrivare siano solo gli avvoltoi di qualche paese Bric a cui interessa solo acquisire per rapinare know how e trasferirlo altrove lasciandoci i cocci.
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