Corrado Passera contro la corruzione

La corruzione è un cappio che stringe alla gola l’Italia e le toglie l’ossigeno delle risorse economiche (60 mld sottratti alle finanze pubbliche, secondo la Corte dei conti) e della coesione sociale. È un mostro. Ma non è invincibile. Con Italia Unica ci siamo sforzati di mettere nero su bianco proposte concrete e immediatamente realizzabili che già sintetizzammo, per primi, dopo “Mafia Capitale”.

CORRUZIONE-iu-infog-v3-1Fa da sfondo a questo decalogo una visione della politica diversa da quella attuale: molte delle cose che proponiamo non sono difficili ma non sono state mai fatte perché l’attuale politica vuole continuare a intermediare tutti i fondi pubblici possibili invece di utilizzarli per ridurre le tasse o per grandi progetti che tagliano fuori i clientelismi locali; mantenendo il controllo delle 10.000 partecipate pubbliche per fare i suoi interessi, non vuole rompere la complicità tra corrotti e corruttori. Ecco le dieci proposte anti-corruzione di Italia Unica. Le abbiamo individuate insieme ad altre da alcuni mesi, confrontandole in innumerevoli colloqui e dibattiti prima di selezionare proprio queste.

Ridurre drasticamente, cioè dividere almeno per 100, il numero delle stazioni appaltanti per garantire un adeguato livello di professionalità e di controllo. Il numero di questi “rubinetti aperti” va portato dai 35.000 di oggi a 350 (ma si potrebbe arrivare anche a numeri molto inferiori ), incrementandone gli obblighi di trasparenza e le possibilità di controllo diffuso.
Rendere più difficile l’infiltrazione della criminalità negli appalti pubblici. È urgente rivedere i criteri di valutazione economica e soprattutto quello di massimo ribasso delle offerte. Esso, infatti, è spesso sintomo della incapacità della PA di offrire il prezzo corretto a fronte della qualità richiesta. È causa di infiniti contenziosi e, infine, agevola le organizzazioni criminali che possono avvantaggiarsi di risorse umane, materiali e finanziarie non a prezzi di mercato.
Semplificare la mostruosa normativa oggi vigente superando del tutto l’intricata normativa nazionale vigente sui contratti pubblici – anche per i contratti sotto-soglia – uniformando l’Italia al recepimento delle Direttive Europee, per essere finalmente allineati con i mercati di forniture pubbliche di tutti gli altri Paesi UE. Si può provocare una formidabile iniezione di trasparenza attraverso un’anagrafe pubblica degli incarichi, delle nomine e delle forniture – dirette o in subfornitura – tra la Pubblica amministrazione e ogni singolo cittadino o persona giuridica. Vogliamo un database alimentato obbligatoriamente da tutti gli enti pubblici e un sito internet snello, simile alla homepage di un motore di ricerca, in cui basti digitare il nome di un qualsiasi cittadino o società per verificare quali rapporti abbia e/o abbia avuto con lo Stato, sia a livello centrale che locale. Va inoltre introdotto il divieto assoluto di poter lavorare con la PA – né direttamente né in subappalto – per le società delle quali non sia chiaramente conosciuto il beneficiario finale in Italia o all’estero. Spingiamo perché a livello mondiale vengano rese illegali le transazioni con i Paesi che non danno trasparenza dei beneficiari ultimi.
Introdurre regole che assicurino la effettiva selezione meritocratica per gli incarichi pubblici apicali (concorsi veri basati su criteri trasparenti e pubblicazione dei nomi dei nominati e dei requisiti soddisfatti), e l’avvicendamento dei responsabili in tutte le posizioni di responsabilità entro un numero di anni massimo ben definito e non superiore a dieci.
Rendere completi, veritieri e comprensibili i bilanci di tutte le entità pubbliche: dai comuni alle ASL, dalle città metropolitane alle Regioni. Garantire ai cittadini la possibilità di valutare e confrontare i risultati dei loro amministratori. Perché ciò succeda i bilanci devono essere standardizzati (oggi sono compilati nei formati più diversi ), consolidati (oggi molto spesso costi impropri e debiti sono “nascosti” nelle società partecipate che non vengono consolidate nei bilanci ), certificati e disponibili on line in Open Data per poter essere elaborati da chiunque sia interessato.
Ridurre l’enorme mondo delle partecipate pubbliche dove spesso le Amministrazioni Centrali e Locali collocano attività che non possono svolgere come PA e dove si annidano molti rischi di corruzione. Il compito della politica e dell’Amministrazione è quello di fare buone regole e buoni controlli non di gestire attività che possono essere affidate al mercato o alle comunità ( principio di sussidiarietà ). Chiudere pertanto o reinserire nella PA o privatizzare – a entità profit o non profit secondo i casi – tutte le partecipazioni attualmente detenute dalle Amministrazioni Centrali e Locali con la possibilità di mantenere quote rilevanti solo nelle reti essenziali (modello Terna e Snam) e impedire la creazione di nuove società controllate. Controllori e controllati non possono coincidere e vanno perciò impediti gli affidamenti in house.
Ridurre drasticamente l’enorme quantità di fondi gestiti in maniera discrezionale dalle Amministrazioni Locali con rischio di spreco e di corruzione. Ridisegnare completamente la destinazione dei Fondi Strutturali Europei riducendo drasticamente la miriade di piccoli e piccolissimi progetti a livello di singola amministrazione locale a vantaggio di pochi progetti strutturali strategici (es. ferrovie moderne per il Sud). Inoltre sostituire tutte le forme discrezionali di contributi a fondo perduto e altri incentivi alle attività economiche in meccanismi automatici come le riduzioni delle aliquote fiscali o i crediti di imposta.
Facilitare il compito della magistratura nel combattere la corruzione. Al di là degli interventi generali per rendere la giustizia penale più efficace ed efficiente, è necessario recidere il cordone che unisce corrotti e corruttori in un perverso rapporto di complicità e convenienza, anche accogliendo le indicazioni del dottor Pignatone, Procuratore della Repubblica di Roma, e dunque estendendo ai reati di corruzione alcune delle norme premiali della legislazione sui pentiti e sui collaboratori di giustizia.
Adattare al sistema giudiziario italiano il modello statunitense del False Claims Act. Il fulcro di questa legge del 2009 è quello di dare più potere e spazio ai così detti “whistleblowers” (“spifferatori”), ossia a persone che denunciano malfunzionamenti e illeciti che si verificano all’interno di un organismo pubblico o privato in cui lavorano o con cui comunque collaborano. I campi di azione sono stati svariati in USA con recuperi di decine di miliardi di dollari da parte dell’Amministrazione. La chiave del successo di questa normativa sta nel permettere al cittadino o lavoratore pubblico e privato di segnalare più facilmente alla magistratura le irregolarità di cui è stato testimone non solo ricevendo protezione, ma godendo anche di un incentivo economico significativo calcolato sui recuperi effettivamente realizzati.
Regolare l’attività di lobby con una opportuna normativa che dia, da un lato, assoluta trasparenza e visibilità ai cittadini su tutto quanto viene fatto e, dall’altro, garantisca certezza del diritto a chi fa questo mestiere e alla politica che dialoga, senza perdere autonomia, con i rappresentanti di interessi. L’area grigia in cui si muove adesso il settore del lobbying è intollerabile e foriera di malaffare, contro l’interesse dei professionisti del lobbying onesti per primi.

Corrado Passera

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