Nel padiglione della Sierra Leone all’EXPO una favola diventa realtà
I media e soprattutto la rete veicolano a un ritmo frenetico notizie e ideologie che nascono nello spazio di un istante e si diffondono a una velocità incontrollabile, consentendo di monitorare in tempo reale la loro efficacia tramite i social network. Secondo una linea critica che imperversa in internet, l’EXPO Milano 2015 dovrebbe essere contestato o almeno disertato dagli amici del pianeta Terra, in quanto simbolo della devastazione capitalista delle risorse naturali e della repressione da parte del potere costituito sulle economie indigene e le comunità rurali.
Il problema esiste ed è ancora più grave di quanto denuncia il movimento ideologico che si oppone al sistema economico neoliberista: l’umanità irresponsabile sta prosciugando le risorse di un pianeta che vive di cicli delicati, il cui squilibrio ci avvicina sempre più alla catastrofe. Il problema, però, non è l’EXPO, che rappresenta semplicemente uno specchio dell’economia agro-alimentare nel mondo, con i suoi innumerevoli errori, ma anche i pochi, preziosi fermenti di cambiamento.
Expo Milano 2015 accoglie più di 130 nazioni che, in base alle proprie culture e tradizioni, propongono i loro programmi per affrontare le grandi sfide per migliorare l’impatto delle coltivazioni e degli allevamenti sulla salute del mondo in cui viviamo e per produrre e distribuire il cibo in modo etico, combattendo fame e malnutrizione. Essere all’EXPO significa inserirsi questa sfida, scegliendo da che parte stare, dialogando con le istituzioni, partecipando ai programmi umanitari e sostenibili. All’EXPO Milano 2015, lontani da obiettivi e telecamere, Palestina e Israele si sono date la mano nel Cluster delle Terre Aride: un piccolo miracolo, simbolo di un futuro che è il sogno di chi ama la pace. Sempre all’EXPO, però, il ministero degli Interni italiano ha negato i pass ad alcuni rappresentanti di organizzazioni per i diritti umani impegnati in progetti umanitari e solidali all’interno dell’esposizione universale: un episodio che preoccupa l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e le istituzioni dell’Unione europea.
Il 29 maggio l’autore Roberto Malini, il presidente di Scappi’s Giorgio Serbanescu e il poeta e fotografo Steed Gamero hanno incontrato il giovane team che presenta al pubblico, nel padiglione della Sierra Leone, il progetto degli Smart Farm Village. “Un’iniziativa di cui siamo tutti orgogliosi,” ha detto Marco Bergamini, uno dei responsabili dell’Ente Fiera di Isola della Scala, “perché vede le migliori volontà e risorse etiche di Sierra Leone e Italia lavorare insieme per consentire alle comunità agricole indigenti del paese africano di superare la povertà e divenire autonome: la favola ‘Le stelle nella risaia’ che diventa realtà!”. Al termine dell’incontro, momento conviviale con un piatto delizioso, simbolo dell’unione fra Isola della Scala e la Sierra Leone: un bis comprendente il risotto “Profumo d’Africa” e il risotto all’isolana, tipico di Isola della Scala.