Patrini scrive ai consiglieri comunali di Gallarate

Ai Consiglieri Comunali di Gallarate

e, p.c.: al Sindaco, alla Giunta ed alla Stampa Locale

Cari Consiglieri,

mi rivolgo a Voi che avete il privilegio di rappresentare i cittadini elettori di Gallarate, privilegio che per quattro legislature ho avuto anch’io in passato e che ci carica della responsabilità di scegliere quello che riteniamo essere il meglio per i nostri concittadini; lo faccio anche se non ricopro alcuna carica pubblica, perché il cittadino ha sempre il diritto di dire ciò che pensa ai suoi Amministratori ed i suoi Amministratori hanno, comunque, il dovere di ascoltarlo. Poi facciano ciò che ritengono meglio: il cittadino elettore saprà premiarli o punirli con il suo voto.

Ho visto dalla cronaca locale che in Consiglio Comunale torna la questione delle “unioni di fatto”,  proposta in passato da una mozione di Aldo Lamberti (“irricevibile” perché il Comune non ha competenze in materia), ed ora riproposta in occasione della discussione della mozione di Giuseppe Martignoni a sostegno della “famiglia naturale”.  A parte il fatto che personalmente condivido nella sostanza la proposta di Martignoni, anche se alcuni particolari andrebbero precisati meglio, ritengo che voi tutti, Consiglieri, dovreste porvi due questioni preliminari e decisive: 1) La “famiglia naturale” o “tradizionale” che dir si voglia, è un “bene” per la comunità civile o no? E, 2) Sollevare una questione sulla quale il Comune non ha comunque competenze,  perché le leggi in Italia le fa il Parlamento, può essere davvero utile alla comunità, o serve solo a farsi pubblicità personale?

Quanti tra voi rispondono “Sì” alla prima domanda, bisogna che poi si impegnino ad attuare tutte le leggi che, sulla base dei principi riconosciuti dalla Costituzione (art. 29, che parla della famiglia come “società naturale fondata sul matrimonio”, e artt. 31 e 36, che riconoscono la necessità di misure economiche a suo sostegno), rendono reale l’impegno a sostegno della famiglia, perché si è riconosciuto che è un bene per la comunità. L’idea proposta da Martignoni di istituire una “festa della famiglia naturale” certamente non avrebbe grandi costi per il Comune, certamente non è vietata da alcuna legge e, certamente, costringe ciascuno di voi, cari Consiglieri, ad esprimersi sulla prima domanda che ho posto: ma voi Consiglieri, rappresentanti dei cittadini, a quella domanda rispondete “sì” con convinzione o solo per finta? Ricordatevi che, se non pensate che la famiglia naturale fondata sul matrimonio sia un bene, un bene importante e fondamentale, decisivo anche per il bene della nostra Comunità civica, dovete avere il coraggio e l’onestà di dirlo con chiarezza ai vostri elettori. Se ritenete che la famiglia fondata sul matrimonio sia un bene, siate coerenti e fate tutto “quello che potete” per sostenerla! “Quello che potete”, non l’impossibile: conosciamo i vincoli e le difficoltà di bilancio e nessuno vi chiederà mai l’impossibile!

Alla seconda domanda forse non vale neppure la pena rispondere, perché ogni persona seria capisce che usare le Istituzioni democratiche per parlare di cose su cui non si può poi legittimamente decidere, non solo non serve a nulla, ma fa solo perdere tempo, distrae l’attenzione dai problemi concreti e disaffeziona sempre più i cittadini dai suoi “amministratori civici”, che dovrebbero avere la serietà di fare le loro disquisizioni “ideologiche” nei loro partiti o nei dibattiti pubblici, non nell’Aula del Consiglio Comunale.

Mi permetto poi di porvi una questione di fondo. So bene che singole persone possono decidere di convivere “more uxorio”, come si dice; persone che lo fanno possono essere davvero esemplari ed irreprensibili, essere fedeli tra loro e volersi bene per tutta la vita: non mi interessa in questa sede esprimere giudizi etici o valutazioni morali. Ma ditemi che differenza c’è tra iscriversi in un “Registro delle unioni di fatto” o contrarre matrimonio davanti al Sindaco? Chi contrare matrimonio anche in forma civile si assume impegni e, per ciò stesso, acquisisce dei diritti; ma chi non si assume pubblicamente dei doveri, perché dovrebbe godere degli stessi diritti di chi pubblicamente si è assunto anche dei doveri? Perché riconoscere valenza “pubblica” a chi vuole costruire solo legami “privati”, per carità: legittimi, ma pur sempre privati? Ma non vi basta vedere che i “registri delle unioni civili” istituiti a Roma, a Bologna e in altre grandi città, sono rimasti pressoché vuoti!?  Appassionatevi alla Realtà ed all’Idealità! Le Ideologie …lasciatele perdere!!!

Cordialmente,

Luigi Patrini, ex Sindaco

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