BANCA POPOLARE DI INTRA-VENETO BANCA Finisce il sogno comincia l’incubo

15.12.20 VENETO
 
BANCA POPOLARE DI INTRA-VENETO BANCA
Finisce il sogno comincia l’incubo
 
La Banca Popolare di Intra con sede a Verbania è iscritta all’albo delle banche dal 31 dicembre del 1936 al n.1097del protocollo ed è stata cancellata l’1/11/2010 per incorporamento con Veneto Banca Scpa.  La banca è stata costituita nel lontano 1873, era una banca transregionale con 129 sportelli di cui 67 in Lombardia e 62 in Piemonte. Era la banca del territorio con un azionariato diffuso di risparmiatori e imprenditori che per quasi un secolo ha accompagnato la crescita e lo sviluppo dell’area in cui operava.
Dal 19 dicembre 2015 le azioni, diventate Veneto Banca e che avevano toccato un picco di 40,75 euro nel maggio del 2013, hanno un valore fissato a 7,30 euro e sono legate a un aumento di capitale di un miliardo di euro.
Sconcerto e disperazione tra i soci/azionisti che si ritrovano con i propri capitali svalutati e la prospettiva di affrontare un pesantissimo aumento di capitale di cui ancora non si conoscono i modi, ed è previsto per un miliardo di euro.
Veneto Banca nasce nel 1877 a Montebelluna come Banca Popolare di Montebelluna che vive sino al 1966 quando dopo la fusione con la Banca Popolare del mandamento di Asolo diventa Banca Popolare di Asolo e Montebelluna.
Poi, nel1977, è nominato direttore generale Vincenzo Consoli, il banchiere venuto dal sud, che cambia i destini della banca. Con lui comincia una sfrenata corsa di ampliamento. Nel 2000 con l’acquisizione della Banca di credito cooperativo del Piave e del Livenza assume la definizione di Veneto Banca e Vincenzo Consoli continua la sua corsa sfrenata con una serie di acquisizioni tra cui la Banca Italo Romena e la Banca di Bergamo, implementando  la struttura con una serie di società in settori contigui (sono le varie società Claris) crea la Banca Meridiana in Puglia e in Basilicata con l’acquisizione di alcuni sportelli, acquista la Banca del Garda e numerose partecipazioni societarie in società finanziarie, si espande in Croazia e poi nella Repubblica Moldava e nel 2007 acquisisce la Banca Popolare di Intra e le sue controllate. Nel 2008 il gruppo si riorganizza in Veneto Banca Holding mentre continuano a ritmo serrato le acquisizioni di tutto quello che il mercato offre. Nel 2011 cambia ancora la denominazione in Veneto Banca Scpa continuando le acquisizioni e dandosi nuovi assetti organizzativi.
Al 31.12.2013 il gruppo conta 537 filiali 6.208 dipendenti e 75.708 soci. Poi nel gennaio 2013 iniziano i problemi, la Consob commissiona una multa di quattrocentonovantacinquemila euro per condotte irregolari in particolare su azioni e obbligazioni emesse dalla banca, sanzionando anche tutti i membri del CDA e del Collegio Sindacale.
Il sistema utilizzato per raccogliere il denaro per le scalate era semplice, di volta in volta l’assemblea rivaluta le azioni fissando i valori al rialzo e deliberando un aumento di capitale da collocare allo sportello, ai propri correntisti. Con il ricavato si pagano le acquisizioni. Il meccanismo era semplice e consentito dalla normativa sulle popolari non quotate. A Veneto Banca però si erano fatti prendere la mano. Nel 2004 il prezzo è fissato a 21,25 euro. Nel giugno del 2010 valgono, per delibera, 38,25 euro, a maggio 2013 si raggiunge il picco: 40,75 euro, aumentando a dismisura la forbice tra la realtà patrimoniale e le valutazioni assembleari.Poi arriva Bankitalia e guarda caso nel 2014 il prezzo cala per la prima volta dopo anni di corsa inarrestabile, poco, solo a 39,5 euro. Ma è il pensiero che conta. Solo che nel frattempo vendere quelle azioni è diventato sempre più complicato.
–      C’era la vecchia Alitalia Servizi in amministrazione straodinaria dal 2008 con un prestito che Veneto Banca si ostinava a tenere ancora in bonis nel 2013. E c’era Denis Verdini cui l’istituto di Montebelluna aveva concesso, a settembre del 2012, 7,6 milioni di prestito «per ripianare l’insolvenza verso il sistema e anche per poter pagare la sanzione che Banca d’Italia gli aveva irrogato». Il tutto «senza alcuna valutazione del patrimonio di Verdini ai fini del rimborso del prestito». Queste sono solo alcune delle anomalie più eclatanti riscontrate nelle pagine della relazione ispettiva di Banca d’Italia del 2013 che Il Sole 24 ore ha potuto consultare e che ha prodotto la maxi-multa da 2,7 milioni comminata all’intero ex Cda nel 2014 e che è ora alla base dell’inchiesta della Procura di Roma e che vede indagati l’ex presidente Flavio Trinca e l’ex A.D. Vincenzo Consoli (Il Sole 24 Ore, leggi su  http://bit.ly/1TXhAyA) .
Il 30 luglio 2015 Consoli lascia il posto a Cristiano Carrus, proveniente dal Credito Bergamasco, che diventa direttore generale e amministratore delegato. Il 30 ottobre 2015 è nominato Presidente Pierluigi Bolla, un imprenditore agricolo che è stato già assessore regionale nella prima giunta Galan facendo l’assessore al turismo ed è presidente della Valdo spumanti S.p.A.
La festa è finita: i nodi della fantasia vengono al pettine della realtà e con il piano industriale presentato nell’ottobre 2015 dal nuovo Amministratore delegato/direttore generale spalleggiato dal nuovo presidente la musica cambia. Il piano riguarda il periodo 2015-2020 e si pensa alla chiusura di 130 sportelli entro il 2017 con il licenziamento o pensionamento di 430 dipendenti, si prevede la trasformazione in S.p.a. con la conseguente quotazione in borsa. Al consiglio di amministrazione del 2 dicembre la nuova squadra dirigente fissa il valore di recesso delle azioni a euro 7,30.
Il19 dicembre in una dolorosa assemblea il voto del 97% dei soci approva la trasformazione in S.p.A., autorizza l’aumento di capitale per un miliardo di euro e concede via libera alla quotazione in borsa.  Il valore delle azioni correnti, che un anno fa ammontava a €. 39,50, ora è fissato come valore definitivo di recesso in sette euro e trenta centesimi.
Tutta l’operazione è stata certificata dal sottosegretario all’economia Enrico Zanetti di scelta civica, presente, che ha difeso e approvato le scelte del nuovo amministratore delegato il quale ha promesso anche la dismissione delle troppe auto blu (di renziana memoria ??) e la vendita dello jet privato aziendale ritenuto indispensabile dalla precedente gestione.
Intanto il movimento dei consumatori ha presentato un esposto alla Consob ravvisando nella gestione Consoli sistematiche violazioni della normativa di tutela dei risparmiatori avvenuti in tutta la rete delle banche del territorio possedute e controllate, tra le quali la Banca Popolare di Intra, le banche della Puglia fino alla Cassa di Risparmio di Fabriano, il copione è sempre lo stesso: azioni e prodotti rifilati soggetti deboli e assolutamente privi di propensione al rischio che credevano di affidare i propri risparmi ad una banca storica radicata sul territorio e in sintonia con i suoi clienti/soci, senza accorgersi che nel frattempo tra le scalate, le acquisizioni e le ristrutturazione la corporazione dei ciarlatani aveva preso il controllo degli istituti, ai banchieri e ai bancari si erano sostituiti degli abili venditori di pentole, tablet, pacchetti vacanze ed autentici pacchi .
Indubbiamente le manchevolezze manifestate gli ultimi anni del sistema bancario hanno qualche attinenza con le mancanze degli organi di controllo, ma anche con la colpevole indifferenza di molti che hanno investito in maniera superficiale e avventata i loro denari, nonostante campagne anche molto aggressive e documentate da parte della stampa e le iniziative ufficiali della Consob che non potevano lasciare dubbi.
Anche se non si deve fare di tutta un’erba un fascio adesso il sistema bancario italiano deve recuperare la sua dignità e i molti galantuomini che ancora stanno all’interno devono puntare con chiarezza il dito sui ciarlatani facendo pulizia da dentro, senza commedie melodrammi e prima dell’intervento della magistratura, semplicemente con scelte dignitose, di legalità e buon senso, recuperando la vecchia cultura delle banche votate a coltivare e favorire lo sviluppo del territorio, delle aziende e dei risparmiatori.
Varese 20/12/2015
 
Fabrizio Sbardella
Varese Press
Gallarate
 

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