Giubileo della misericordia

GIUBILEO DELLA MISERICORDIA
 
di Lucio Bergamaschi
 
Con l’apertura della porta santa in San Pietro poche ore fa, Papa Francesco ha dato inizio all’Anno Santo della Misericordia il trentesimo della storia della Chiesa Cattolica. Il cerimoniale – pur semplificato rispetto alla tradizione – ha mantenuto il suo fascino senza tempo impreziosito dalla circostanza straordinaria della presenza del Papa emerito Benedetto XVI che ha varcato la soglia appena dopo il papa regnante.
 
Il senso dell’evento lo ha dato lo stesso Bergoglio nell’omelia pronunciata poco prima in piazza “Dio è misericordia, dobbiamo riconciliarci tra di noi. Riapriamo la Chiesa alle periferie del mondo come segno dell’amore di Colui che ha scelto una “periferia” per entrare nella storia dell’uomo”.
 
C’è chi dice che questo Papa sia un pauperista, addirittura un cripto-marxista a me sembra semplicemente che sia stato mandato dallo Spirito per ricordarci che l’uomo da solo non basta a se stesso, che la storia dice un desiderio, un bisogno che nessuna ideologia è in grado di soddisfare. Uno spirito nel quale – dice Francesco – tutte le religioni posso ritrovarsi. Non a caso il titolo che nel Corano è dato più frequentemente a Dio è proprio “misericordioso”. Sta a noi poi rendere concreto questo termine perché i valori viaggiano sulle gambe degli uomini e questo vale per tutti, cristiani e musulmani, buddisti ed ebrei.
 
Nella nostra provincia c’è una porta santa da attraversare, quella del Sacro Monte di Varese. Andarci sarà l’occasione per rivedere uno dei luoghi più incantevoli della nostra terra di Lombardia. Ma il pellegrinaggio fisico non basta: proviamo a vivere quest’anno particolare in modo non formale. Riconciliamoci con qualcuno con cui siamo in dissidio, rimettiamo un debito, costruiamo un’opera di solidarietà piccola o grande che sia.
 
Così avremo dato seguito all’idea di  Papa Francesco. E avremo fatto del bene a noi stessi e al mondo.
 
 
 
 

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