No alla ferrovia Malpensa-Gallarate

  • Riceviamo e pubblichiamo

Spett.li
Presidente Regione Lombardia
Consiglio Regione Lombardia
Presidente Provincia di Varese
Consiglio Provincia di Varese
Presidente SEA Milano
Presidente FNM
Sindaci di Casorate Sempione, Gallarate e Cardano al Campo
e P/C
ORGANI DI STAMPA TUTTI
OGGETTO: FERROVIA MALPENSA – GALLARATE
Ricorrendo ad un adagio popolare secondo cui “il lupo perde il pelo ma non il vizio” potremmo dire che tutto era già scritto, bastava solo attendere…
E’ di pochi giorni fa la notizia, data con sommo giubilo, che nel vicino 2020 sotto l’albero di Natale troveremo il meraviglioso regalo di una tanto ambita quanto desiderata ferrovia: la Malpensa-Gallarate.
Che dire? L’ennesimo progetto scellerato che avrà devastanti e irreversibili ripercussioni sul territorio e sui cittadini. Un progetto arrogantemente imposto che risulta irricevibile sia per il metodo che per il contenuto! Partiamo quindi dal metodo. Solo pochi giorni fa alle comunità interessate è stata fornita la prima cartografia di quello che potrebbe essere il tracciato di questa ferrovia. Insieme alla presentazione del progetto, tutti gli enti interessati si sono premurati di rimarcare che si tratta di un progetto preliminare e che potrà essere oggetto di discussione e suscettibile di variazioni (“non vogliamo che le decisioni siano calate dall’alto” ci è stato detto). Bene, qui si presenta il primo gravissimo inganno! Si tenta di illudere la gente facendogli credere che possa partecipare a prendere decisioni (e magari concedendogliele) su piccole varianti ad un progetto che in realtà, nel grosso, è già stato DECISO e FINANZIATO! Ebbene sì, per questo progetto sono già pronti 250 milioni di euro e la Regione lo ha già inserito nel proprio piano delle cosiddette “grandi opere regionali”. Cosa significa questo? Significa che la tanto sbandierata progettualità condivisa di cui tanto si parla e il coinvolgimento della cittadinanza su decisioni che la riguardano direttamente, sono state brutalmente bypassate. La fase più importante di un progetto, ossia quella di pianificazione e fattibilità è rimasta, come ahimè sempre accade in Italia, ai pochi che tra politici, holding private e imprenditori hanno l’interesse, meramente economico, a costruire questa ferrovia. Da tecnico posso dire che in qualsiasi paese sano del mondo la fattibilità di un’opera parte da un’analisi seria dell’utilità della stessa, dell’impatto globale (non solo economico e non solo a breve periodo) che essa ha e del bilancio sociale finale. E tutto ciò avviene coinvolgendo, sin dal nascere dell’idea, tutti gli attori e le comunità interessate. Oltretutto informo che nel ventaglio delle possibili decisioni “tecniche” (prima ancora che politiche), esiste anche quella che viene conosciuta come “del non intervento” (cioe’ non facendo l’opera si hanno i maggiori benefici), cosa questa che molti tecnici italiani “distrattamente” dimenticano quasi sempre!
Detto ciò quindi, oggi ci ritroviamo a dover discutere se la futura ferrovia dovrà passare un metro più a destra anziché a sinistra o se si può strappare qualche metro in più di tratto in galleria. Insomma una vera e propria farsa!
Discutere dell’utilità di quest’opera è frustrante perché, come spesso accade, prima si fanno le opere e poi in qualche maniera si trova sempre, magicamente, il modo di giustificarla. Ci è stato detto che la ferrovia è “altamente strategica” per lo sviluppo di Malpensa e di tutto l’indotto. Come al solito ci vengono propinati i vetusti concetti di “sviluppo” , “espansione” e “crescita” che, visto il periodo storico che stiamo vivendo, dovrebbero essere sepolti ed evitati come la peste. Ci ritroviamo a mordere una crisi globale a cui siamo stati condotti proprio all’inno di crescita e sviluppo e nonostante ciò ci si ostina a perseguire quei modelli. Semplicemente aberrante! Ma non solo aberrante, direi anche ipocrita. Ipocrita perché, per indurci per l’ennesima volta nel tranello, veniamo ricattati o plagiati con l’attualissimo refrain della necessità di posti di lavoro. Cioè chi ci ha tolto il lavoro, ora usa proprio il lavoro come giustificativo di ogni nefandezza. E tutto continua a girare esattamente come prima!
Ma torniamo alla “immane strategicità” di questa ferrovia. Ovunque sulla terra ogni aeroporto tende ad essere collegato alla città di riferimento. Malpensa sarebbe già perfettamente collegata a Milano. Allora perche’ Gallarate? Forse è strategico per gli svizzeri che accedono dalla linea di Domodossola? In questo caso sarebbe un regalo non da poco per quei quattro gatti che vivono nel Canton Vallese (un terzo degli abitanti della provincia di Varese che tra l’altro sarebbero ben piu’ comodi ad andare all’aeroporto di Ginevra). Forse è strategico per gli abitanti di Varese, affinchè possano andare in pantofole direttamente dal salotto di casa fin dentro all’aereo? E se fosse così allora perchè non dare lo stesso lussuoso privilegio agli abitanti di Como, Biella, Novara?
Credo sia inutile scervellarsi nell’intento di trovare validi motivi che possano giustificare una tale opera quindi è più utile aprire gli occhi alla gente fornendo quella che è l’unica vera ragione di questa operazione.
Seguendo un ordine gerarchico è giusto partire dal Presidente della Regione Lombardia e dalla sua giunta. Senza voler scendere in alcun modo nel giudicare l’operato generale di questo Governo Regionale e senza cadere nell’errore di un dibattito partitocratico (questa lettera non ha alcun colore politico!), vorrei circoscrivere il tema agli aspetti ambientali e di gestione del territorio. La giunta Maroni in questo ambito è andata totalmente in continuità con quella politica che negli ultimi 50 anni ha letteralmente devastato la Regione. Prima il boom industriale e poi l’edilizia privata hanno trasformato una regione con grosse potenzialità di vivibilità in un formicaio, una caotica megalopoli senza confine e senza identità. La profonda crisi economica ha portato con sé, tra tante disgrazie, anche il miracolo di frenare l’avanzata edilizia. Ma ahimè questo era solo un miraggio perchè quando si tratta di grossi interessi economici la mente del politico si ingegna sino a partorire idee diaboliche. Così ha avuto inizio l’era delle cosiddette “grandi opere”. In nome dello sviluppo, della modernizzazione e, come detto, grazie al plagio della necessità di nuovi posti di lavoro, sono improvvisamente diventati indispensabili nuovi aeroporti, nuove autostrade e nuove ferrovie…appunto. In questa maniera il volano della speculazione non si è mai fermato, le mafie commosse ringraziano e a pagare in maniera irreversibile sono sempre i cittadini e il loro territorio. Quindi in estrema sintesi, se vogliamo trovare la ragione di questa ferrovia, la dobbiamo cercare solo negli interessi economico-finanziari di un manipolo di pochissime persone: i politici per autosostenere gli enti che governano definendosi orgogliosamente “uomini del fare” e coloro che sono a capo di grossi gruppi imprenditoriali che per quattro (…anche cinque) soldi in più non si fanno scrupoli ad annientare territorio e milioni di abitanti.
Nello scrivere questo, sento già riecheggiare nelle mie orecchie la puerile accusa di populismo e, in mancanza di altre argomentazioni, vedo già negli interlocutori il tentativo di ricondurre tutto il dibattito all’analogia “No-Tav / Pro-Tav”. Anche in questo modo la gente continua ad essere manipolata ed illusa. Si è usato a lungo la strategia mediatica di contrapporre la gente comune creando uno strumentale quanto inesistente dualismo politico “PRO-CONTRO” laddove invece il problema è TRASVERSALE e NON PARTITICO. Questo è andato tutto a vantaggio di una classe politica che, dividendo la cittadinanza, crea quel clima ideale di caos per continuare ad operare ogni tipo di sopruso decisionale.
Ma visto che, come accennato all’inizio, questo progetto è deleterio sia nella forma che nel contenuto, vorrei passare agli aspetti tecnici, quelli cioè legati all’impatto dell’opera sul territorio.
Innanzitutto vorrei invitare la gente ad analizzare il problema sia su scala regionale che su scala locale. Su scala Regionale dobbiamo inserire il progetto della Malpensa-Gallarate in quella lunga serie di opere che in questi ultimi anni sono state realizzate o che lo saranno a breve. Tra le molte ricordiamone solo alcune tra le più a noi vicine : Pedemontana Lombarda, Bre-be-mi, Varese-Como-Lecco, Expo, Bretelle, Circonvallazioni…etc etc. Si tratta di opere faraoniche presentateci come indispensabili per un rilancio dell’economia o, nella peggiore delle ipotesi, per eliminare problemi di viabilità e traffico. Bene, i risultati di cotanta lungimiranza sono sotto gli occhi di tutti e non possono dare spazio ad alcuna soggettività di opinione: cattedrali nel deserto che sono fruite solo dal 5-10% della popolazione mentre al restante 90% rimane in eredità il conto di realizzazione a suon di salati pedaggi e tasse.
Ma se il problema fosse soltanto questo, tecnicamente si potrebbe parlare di impatto reversibile. Invece, ahimè , queste opere ci lasciano anche cicatrici che compromettono in maniera permanente il patrimonio ambientale e paesaggistico. Chi non è esperto non può comprendere facilmente che persino la progettazione di queste opere è fatta da gente che, pur avendo probabilmente una profonda preparazione ingegneristica, non ha, ahimè , la minima nozione in ambito di pianificazione territoriale e conservazione della natura. La pianificazione e le scelte progettuali si riduco tristemente all’operazione di prendere una cartografia a piccola scala, individuare, tra l’enorme macchia di urbanizzato, le poche e piccole macchie a matrice prativa o boschiva e disegnare, proprio qui, delle “linee” determinando il tracciato di una futura autostrada, ferrovia, area industriale, area espositiva, etc etc. Vengono così disattesi i piu’ elementari principi ecologici che stanno alla base di quel delicatissimo equilibrio che esiste, e deve esistere, tra natura e antropizzato. Un modo questo di fare progettazione o di concepire uno sviluppo territoriale che, oltre ad essere figlio di inaudita ignoranza, è anche la principale causa del fatto che oggigiorno la qualità della vita della nostra regione è diventata tra le peggiori d’Europa e addirittura di molti Paesi in Via di Sviluppo.
Ma sul fatto che della qualità della vita interessi ben poco a chi ci governa è esemplificativo il ruolo giocato da SEA, uno dei principali interlocutori che stanno dietro a questa ferrovia. Per anni Sea ha spinto per la realizzazione della terza Pista e nel momento in cui, semplicemente a causa della contingenza economica mondiale, è stato bocciato il MasterPlan, è riuscito a strumentalizzare anche questo fatto dicendo che la bocciatura della terza pista è stato un modo per venire incontro alla volontà popolare. Una spudorata ipocrisia se consideriamo il fatto che invece viene taciuto come, comunque, sia stato approvato un piano di sviluppo aeroportuale che oltre a cancellare per sempre altri 60 ettari di bosco del Parco Ticino, porterà un incremento di passeggeri “solo” del doppio (cioe’ dagli attuali 18.000.000/anno ai futuri 30.000.000/anno). Le popolazioni a ridosso di Malpensa hanno subito dal 2000 ad oggi non solo la totale negligenza di Sea nel gestire il problema dell’impatto acustico e di qualità dell’aria ma ha dovuto subire anche l’onta di una totale mancanza di controllo del rispetto delle normative europee. I dati sono sempre stati forniti ad intermittenza e in modo gravemente parziale; ma anche laddove si facesse lo sforzo immane di voler riconoscere la buonafede, ci rimane uno dei più grossi controsensi che pochi conoscono: il controllore e il controllato sono lo stesso ente (Sea cioè controlla sé stessa! E’ come se un vigile urbano ci desse il suo blocchetto e ci dicesse: “ se superi il limite di velocità, fatti una multa, mi raccomando!”).
Chi viaggia nel mondo sa bene che la tendenza ormai assodata da oltre 20 anni è quella di abbandonare il concetto di “mega-aeroporto” a favore di aeroporti secondari più piccoli, efficienti e possibilmente a basso impatto ambientale. Ma noi italiani siamo un caso a parte, anziché avere la bussola orientata al progresso e all’innovazione, la orientiamo solo ed unicamente alla “pecunia” per la quale siamo disposti a svendere qualsiasi cosa, persino il territorio dove viviamo e la nostra qualità di vita.
Malpensa poteva essere una grande occasione per distinguersi nel mondo, diventando uno scalo a misura d’uomo e a misura di territorio e invece era già concettualmente vecchio il giorno della sua inaugurazione. Nonostante questa tara la regione si danna a rianimarlo in maniera disordinata e senza alcuna vera pianificazione. Si costruiscono infrastrutture inutili solo per tenere acceso il circolo vizioso dei finanziamenti senza badare ovviamente ai costosissimi danni che produciamo al territorio e per i quali pagheranno le future generazioni.
Ma scendiamo di scala e vediamo quello che sta succedendo a livello locale. I sindaci di quasi tutti i comuni lombardi (indipendentemente dalla sponda politica a cui appartengono), si sono uniformati alla strategia fallimentare che ha portato l’Italia a diventare una nazione senza dignità e ormai senza neppure la sua innata bellezza. Si sono cioè fatti rapire dalla supponenza di pensare che governare una città, una regione o uno stato significasse fare gli imprenditori. Ormai si è diffuso il pensiero che fare politica coincida col fare impresa. Tutto, quindi, è stato mercificato e ogni decisione non è presa secondo buonsenso ma solo secondo l’interesse economico. Escluse le tasse, per fare cassa quindi, ogni “sindaco-imprenditore”, per decenni, si è limitato a cercare solo tre cose: oneri di urbanizzazione (= speculazione edilizia), oneri di compensazione (=contentino delle Regioni o dello Stato per poter fare le grandi opere), autovelox (=rapine legalizzate ai danni dei cittadini). Tutto questo per racimolare qualche soldo, poter fare qualche opera nel comune che si governa e poter dire “noi abbiamo fatto”. Non vorrei mai che anche la ferrovia Malpensa-Gallarate diventasse un bocconcino appetibile in questo senso!
I sindaci di Gallarate e Cardano al Campo, forse per opportunità o forse perché davvero hanno voluto dare voce al dissenso popolare, sono riusciti comunque a non far realizzare la ferrovia all’interno dei propri confini amministrativi. Direi loro “complimenti” se non fosse che appena la patata bollente è passata a Casorate Sempione, sono diventati improvvisamente dei Ponzio Pilato. Quello di amministrare un comune come se fosse una città fortificata e come se cio’ che è al di fuori delle mura non ci riguardasse, è una prassi tanto distruttiva quanto diffusa. Mi sovviene, ad esempio di ciò, l’atteggiamento dei nostri vicini svizzeri che hanno una così grande considerazione di noi italiani che costruiscono le proprie discariche esattamente sul confine, incuranti di cio’ che esiste un metro oltre lo stesso confine. Grazie a questo approccio e grazie soprattutto alla mancanza di un coordinamento sovracomunale, tutto il patrimonio naturale che caratterizzava la nostra regione è andato perduto. Oggi i boschi e le aree prative si sono ridotti a piccoli fazzoletti e, come dicevamo, abbiamo lasciato che la Lombardia diventasse una megalopoli di cemento. Da tecnico in ambito ambientale mi viene da sorridere quando sento gli amministratori farsi paladini della nuova “legge regionale sul consumo del suolo”. La prova di quanto sia ipocrita questa legge sta nel fatto che “le deroghe” e le “strategie di sviluppo” prevalgono sempre e comunque sul principio su cui si fonda la legge!
Infine vorrei rivolgermi al Sindaco di Casorate Sempione e al suo Assessore al Territorio, due persone che conosco personalmente e che stimo. Non so quali saranno le vostre posizioni in merito a questo progetto e, francamente, non so nemmeno quali margini decisionali vi abbiano lasciato coloro che hanno interesse a costruire la ferrovia; ma, a prescindere da tutto, vorrei dirvi una cosa su quel “difetto” che avete riscontrato in tanta gente (tra loro mi ci metto pure io), cioè la “sindrome di Don Chisciotte”. Combattere contro i “mulini a vento”, benché mossi da buoni principi, è vero che può essere frustrante e a volte addirittura folle. Ma non vorrei che proprio dietro una sana follia ci sia la chiave di tutto…Il folle oggigiorno è colui che riesce a staccarsi dalla visione/accettazione comune delle cose, colui che spogliandosi di ogni condizionamento agisce secondo natura e non secondo abitudine o interesse. Alcuni sostengono che non vi sia perfezione senza un pizzico di follia. Credo che se tutti quanti avessimo “follemente” il coraggio di osare, non è escluso che in quei famosi mulini riconosciamo qualcuno da combattere doverosamente. E cavallerescamente, si intende!
Lascio quindi un elenco di coloro che potrebbero degnamente rappresentare almeno una pala dei mulini a vento e con cui sarebbe un onore partecipare, insieme a centinaia di cittadini e numerose associazioni, ad un tavolo tecnico di discussione:
• Presidente Regione Lombardia
• Assessore al Territorio, Urbanistica e Difesa del Suolo di Regione Lombardia
• Assessore alle Infrastrutture e Mobilità di Regione Lombardia
• Presidente Consiglio Provincia di Varese
• Presidente SEA
• Presidente FNM
Oltre ovviamente a:
• Sindaci di Casorate Sempione, Gallarate e Cardano al Campo
• Assessore Territorio di Casorate Sempione
Nella speranza che la presente lettera susciti nei destinatari e nei lettori un senso di responsabilità, vorrei cogliere l’occasione per augurare a tutti un Sereno Natale.
Firmato
Dott. Nat. Federico Oppi
E con l’adesione di :
“UNI.CO.MAL.” Lombardia
Il Presidente
Beppe Balzarini
Movimento “INSIEME PER DIFENDERE SOMMA”
Prof. Luigi Bollazzi

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