Cardinal Bagnasco:"i figli devono avere papa' e mamma

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Bagnasco: I figli devono avere mamma e papà
Ricorda che «i bambini hanno diritto di crescere con un papà e una mamma» perché «la famiglia è un fatto antropologico, non ideologico», e lo fa citando le parole di Francesco. Non nomina mai il Family Day né il ddl sulle unioni civili ma spiega che «i credenti hanno il dovere e il diritto di partecipare al bene comune con serenità di cuore e spirito costruttivo», con le espressioni conciliari della Gaudium et Spes: spetta ai laici «di iscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Assumano la propria responsabilità alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione rispettosa alla dottrina del Magistero».
«Paese a dimensione familiare»
È un discorso equilibrato e attento a tener conto delle varie sensibilità presenti anche nell’episcopato, quello che il cardinale Angelo Bagnasco ha pronunciato in apertura del consiglio permanente della Cei. Il presidente dei vescovi non parla «contro» le unioni civili omosessuali ma piuttosto dice: «Costituiti messaggeri e araldi del Vangelo della famiglia e del matrimonio, non solo crediamo che la famiglia è “la Carta costituzionale della Chiesa”, ma anche sogniamo un “Paese a dimensione familiare”, dove il rispetto per tutti sia stile di vita, e i diritti di ciascuno vengano garantiti su piani diversi secondo giustizia».
«Prevalga il bene dei figli»
Diritti di tutti, ma su piani diversi. I vescovi non vogliono che le unioni siano equiparate al matrimonio tra uomo e donna, la «confusione» di cui parlava Francesco. Soprattutto non accettano la stepchild adoption prevista nel ddl. «Sul fronte vitale della famiglia si è accesa una particolare attenzione e un acceso dibattito. È bene ricordare che i Padri costituenti ci hanno consegnato un tesoro preciso, che tutti dobbiamo apprezzare e custodire come il patrimonio più caro e prezioso, coscienti che “non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”», dice Bagnasco citando ancora Francesco. «In questo scrigno di relazioni, di generazioni e di generi, di umanesimo e di grazia, vi è una punta di diamante: i figli. Il loro vero bene deve prevalere su ogni altro, poiché sono i più deboli ed esposti: non sono mai un diritto, poiché non sono cose da produrre; hanno diritto ad ogni precedenza e rispetto, sicurezza e stabilità. Hanno bisogno di un microcosmo completo nei suoi elementi essenziali».
«I vescovi sono uniti»
Del resto, il cardinale nega divisioni nell’episcopato: «I Vescovi sono uniti e compatti nel condividere le difficoltà e le prove della famiglia e nel riaffermarne la bellezza, la centralità e l’unicità: insinuare contrapposizioni e divisioni significa non amare né la Chiesa né la famiglia». In sostanza, «la famiglia è il fondamento e il centro del testo sociale, come prevede la nostra Costituzione», scandisce il presidente della Cei. «Per questo ogni Stato assume doveri e oneri verso la famiglia fondata sul matrimonio, perché riconosce in lei non solo il proprio futuro, ma anche la propria stabilità e prosperità: auspichiamo che nella coscienza collettiva mai venga meno l’identità propria e unica di questo istituto che, in quanto “soggetto titolare di diritti inviolabili, trova la sua legittimazione nella natura umana e non nel riconoscimento dello Stato. Essa non è , quindi, per la società e per lo Stato, bensì la società e lo Stato sono per la famiglia».
Povertà e disoccupazione
Nella prolusione del cardinale si parla tra l’altro della crisi occupazionale, dei «quattro milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà», di una ripresa economica «le cui ricadute sul piano concreto non si notano ancora». A chi ha perduto il lavoro o è in difficoltà, «a tutti costoro che sono folla», Bagnasco dice «di non arrendersi: la Chiesa è vicina, e insieme cerchiamo strade non solo di immediato sostegno ma anche di nuove opportunità lavorative». Un passaggio importante, infine, è dedicato ai migranti: «Nel 2015 sono continuati gli arrivi di migranti che – in fuga da guerre, disastri ambientali, miseria e persecuzioni politiche e religiose – si sono riversati specialmente sulle coste della Grecia e dell’Italia. La persistenza dei viaggi della disperazione e delle atrocità che si continuano a perpetrare contro i cristiani e le altre minoranze religiose ed etniche, non deve provocare l’assuefazione nell’opinione pubblica mondiale. Davanti alle tragedie umane, che si consumano quotidianamente nella vita di questi fratelli, nessuno può rassegnarsi a una cultura dell’indifferenza. Sembra anche che vi sia una singolare differenza di reazione emotiva e politica rispetto a morti e vittime, quasi che la loro dignità dipendesse da classi o caste diverse a seconda dei Paesi di provenienza!».
L’Europa e l’accoglienza
Di qui l’appello alle istituzioni internazionali: «L’Europa e l’Onu devono farsi carico della responsabilità di individuare e consolidare soluzioni che vadano alla radice di situazioni, che gettano un’ombra pesante sulla stessa civiltà. È necessario altresì sollecitare una nuova politica migratoria in Europa, affinché i Paesi dell’Unione non si chiudano, limitando la libera circolazione e riducendo l’impegno condiviso dell’accoglienza. È un pericolo da scongiurare anche attraverso una politica delle migrazioni, che non si limiti a segnalare problemi e pericoli, ma li rilegga alla luce della situazione demografica, economica, culturale e sociale dell’Europa ( Corriere)
Tratto da www.sanfrancescopatronoditalia.it

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