Silvio Berlusconi parla dell'antisemitismo

A 71 anni dalla liberazione del Campo di concentramento di Auschwitz ricordare il passato è necessario ma non sufficiente di fronte ad un antisemitismo che si ripresenta al Mondo sotto altre vesti, ma con le stesse odiose finalità.
Anche nel 2015, purtroppo, abbiamo assistito a gravissimi episodi di antisemitismo e di antisionismo. Penso all’orribile attentato all’Hyper Cacher di Parigi e agli accoltellamenti contro civili inermi in Israele e in Francia e addirittura a Milano, in viale San Gimignano.
Un episodio, quest’ultimo, avvenuto sotto la casa di una donna che, durante la Seconda Guerra Mondiale, su un treno, incinta di 8 mesi mettendo in gioco la sua vita salvò una ragazza ebrea sfidando un ufficiale tedesco che voleva portarla via per destinarla a un campo di sterminio. Quella donna era mia madre.
Quel coraggio e quella certezza di agire secondo giustizia dovrebbero stare anche oggi alla base delle nostre azioni se non vogliamo che il contrasto all’antisemitismo si trasformi in un mero esercizio retorico di facciata. Vedo invece, troppo spesso, una mancanza di coraggio mascherata da politically correct e diluita tra mille distinguo.
Ma non si può discutere il diritto dei nostri “fratelli” ebrei ad essere pienamente loro stessi, a vivere in pace e sicurezza, in qualsiasi paese del mondo: in Italia come in Francia, negli Stati Uniti come in Israele. Se non difendiamo questo principio, rendiamo vano il sacrificio di quelle vittime che oggi diciamo di voler ricordare e dei tanti non ebrei che, come mia madre, con gesti più o meno grandi, si sono opposti alla barbarie del nazismo.
In un momento storico in cui nuove ideologie, come quelle del terrorismo islamico, ripropongono messaggi di distruzione, è nostro dovere rimarcare ed evidenziare in tutti i modi possibili quali tragiche conseguenze comportano queste ideologie di morte. Non per inscenare vuote celebrazioni, bensì per difendere ancora una volta la nostra civiltà dalla barbarie.

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