Il referendum spiegato da Pileci Rosaria

Il Referendum del 17 Aprile 2016
Dagli ambientalisti ai “razionali e ottimisti”, passando per i renziani ever(green) e per quelli che pur di fare opposizione al governo voterebbero sì anche per le adozioni gay, da quelli che “non si può vivere di sole rinnovabili, bisogna metterci anche il gas naturale e un po’ di petrolio”, a chi per tentare di sensibilizzare il mondo posta un selfie con una tartaruga marina. Dopo averne lette e sentite da ogni fronte, vorrei condividere il mio pensiero per aiutare chi ancora è confuso a prendere una decisione e andare a votare. Però raga, prima di votare bisognerebbe quantomeno leggere il testo del referendum e non seguire il consiglio del vicino di casa che conosce tramite amici di amici una ricercatrice sottopagata di fisica dell’ambiente, magari della statale di Milano (primo piano dopo le macchinette in fondo a sinistra).
Con questo referendum [1], si chiede di abrogare il comma 17, terzo periodo, dell’articolo 6 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come sostituito dal comma 239 dell’articolo 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208, [2] limitatamente alle seguenti parole: «per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale».
In parole povere: volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane (entro le 12 miglia dalla costa) anche se c’è ancora gas o petrolio? Volete che si chiudano gli impianti alla scadenza delle concessioni com’era normale che avvenisse prima della legge del 28 dicembre 2015?
Potremmo ora divagare e polemizzare sulla politica energetica italiana: prima vantandoci di essere i migliori in Europa in quanto a produzione di energia elettrica da rinnovabili [3], poi aggiungendo che il settore dei trasporti dipende ancora dal petrolio e dai prodotti derivati per oltre il 96% del fabbisogno energetico [4]. Potremmo aggiungere un riferimento nostalgico al referendum sul nucleare, per asserire che è tutta colpa della plebe se siamo ancora così dipendenti dalle fonti estere e, per non farci mancare nulla, citare anche gli accordi firmati a Parigi alla COP21 secondo i quali ci impegniamo nella riduzione dell’ 80% delle emissioni climalteranti entro il 2050… ma tutto ciò esulerebbe dall’argomento del referendum.
Senza farla lunga: la vittoria del sì implicherebbe il solo ripristino dei termini delle concessioni, in modo che non siano più valide per l’intera vita del giacimento.
Io voterò sì perché: innanzitutto rilasciare una nuova concessione implica l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili al fine di assicurare il rispetto e la tutela della qualità dell’ambiente e della salute del cittadino. La vittoria del no, invece, provocherebbe il mantenimento dello stato attuale di standard ambientali previsti dalla legge senza una valutazione delle modificazioni del contesto ambientale in cui opera l’impianto. E poi, qual è il senso di dare a delle aziende private concessioni illimitate di beni che appartengono allo stato? Forse una risposta c’è .
Ossequi.
[1] http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/12/30/15G00222/sg
[2] http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/12/30/15G00222/sg
[3] http://www.iea.org/statistics <3
[4] http://ec.europa.eu/transport/facts-fundings/statisticsreferendum

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