Busto Arsizio: il Movimento 5 Stelle e Accam

M5S e l'inceneritore
L’inceneritore di Accam

Il Movimento 5 Stelle di Busto chiarisce la sua posizione in previsione del voto in consiglio comunale sul piano industriale di Accam e sui due emendamenti portati nell’ultima Commissione da lega-Fi e dal PD.

Comunicato Stampa in previsione del voto in consiglio comunale sul piano industriale di Accam.

In merito al nuovo piano industriale di Accam sono stati portati nell’ultima commissione due emendamenti: uno a firma lega-Fi e uno a firma PD.

Gli emendamenti rappresentano due visioni opposte: quello del PD prevede per Accam un futuro come società mista pubblica-privata, con possibilità di migliorie, ma che abbia sempre come mission l’incenerimento dei rifiuti a lungo termine; Lega e Forza Italia chiedono invece che nel piano industriale venga specificato che il 2027 sarà il termine ultimo per l’inceneritore (non per la società) con possibilità di spegnimento anticipato qualora se ne ravvedessero le condizioni economiche.

Vogliamo spiegare quale è la nostra posizione rispetto al piano industriale 2018/2027 e agli emendamenti che verranno portati in consiglio comunale domani.

Il nuovo piano industriale di Accam che prevede un prolungamento dell’attività dell’inceneritore dal 2021 (data fissata oggi) al 2027, viene giustificato con la necessità di dilazionare i tempi degli ammortamenti al fine di poter chiudere in bonis. Abbiamo perciò chiesto tramite la presidente della commissione, Paola Reguzzoni, di poter avere i prospetti economici con la previsione da oggi al 2021 per capire quale è la cifra che ne impedisce la chiusura in bonis.

Ricordiamo che lo spostamento della previsione di chiusura dal 2017 al 2021 dell’inceneritore era dovuto dall’esigenza di non pagare le penali del contratto con Europower e di avere più tempo a disposizione per ammortizzare l’impianto.

Non poter arrivare oggi a una chiusura in bonis al 2021 può quindi dipendere solo da previsioni errate del piano industriale in corso o sopraggiunti imprevisti, ma è importante capire di quale cifra a passivo stiamo parlando, anche perché sono stati fatti degli investimenti lo scorso anno che avrebbero dovuto garantire nuovi introiti (macchina spremitrice dell’umido e nuovo impianto di trattamento dei rifiuti ospedalieri).

Tale prospetto non è ad oggi pervenuto e quindi riteniamo che non sia possibile votare per un nuovo piano industriale, o per una nuova data di chiusura che sia, senza una valutazione della problematica nel complesso, tenendo anche conto del dovremmo votare un piano industriale per il quale anche l’ufficio bilancio del Comune di Busto Arsizio ha mostrato molte perplessità.

Continuiamo a ritenere che Accam debba cambiare la sua visione delle strategie future accogliendo i suggerimenti che arrivano dall’Europa sull’economia circolare e chiederemo quindi che in assemblea dei soci siano portati anche gli altri scenari studiati dal tavolo tecnico con particolare interesse per la dismissione delle linee e realizzazione di un impianto di trattamento a freddo per il recupero e il trattamento delle plastiche.

Facciamo notare che la situazione in Lombardia, rispetto agli impianti di incenerimento, è ben diversa da quella di altre

Regioni del sud e non si correrebbe certo il rischio di avere i rifiuti per strada in caso di chiusura, tant’è che anche la Regione ha indicato Accam tra i possibili impianti da spegnere in una virtù di una capacità di incenerimento maggiore dei rifiuti urbani conferiti.

Dal punto di vista economico il nuovo piano industriale prevede tariffe di conferimento a 105 euro /tonn, tariffe non inferiori a quelle che oggi pagano comuni limitrofi a Busto Arsizio per conferire in altri impianti, e nemmeno inferiori a quelle previste dal tavolo tecnico in caso di dismissione delle linee e investimenti in un impianto di trattamento a freddo. Quindi perché non valutare questa alternativa?

Dal punto di vista ambientale infine, nonostante l’intervento sui filtri, facendo un confronto con altri inceneritori lombardi (es. Silla2, Brescia, Bergamo…) si nota che le emissioni di ossidi di azoto di Accam sono mediamente più alte – anche se nei limiti di norma – e quindi l’impianto continua a non essere tra i più performanti; in commissione inoltre abbiamo posto l’attenzione sul rapporto di ARPA a seguito dell’incidente ambientale del 15 marzo scorso dove sono state emesse polveri in quantità 15 volte superiori alla norma; ARPA chiede che Accam presenti un piano di gestione delle situazioni di rischio e in un passaggio scrive: “Già in passato sulle due linee d’incenerimento, sono occorsi guasti/anomalie che hanno comportato emissioni anomale di polveri. Nelle relazioni predisposte in occasione di tali eventi questa Agenzia aveva sottolineato che, al di là dell’analisi di quanto avvenuto e dalle soluzioni poste in atto, le scelte presentate non davano garanzie rispetto ad eventuali incidenti di maggiore entità sia in termini di durata che d’impatto.”

Ci chiediamo: quali sono le garanzie ambientali che Accam propone con il nuovo piano industriale?

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