I (falsi) buonisti non ne azzeccano una!

riceviamo e pubblichiamo

Venerdì sera, poco prima dell’ora di cena, chi passeggiava in #piazzaLibertà#Gallarate, con l’albero di #Natale illuminato sullo sfondo, avrà notato un #BabboNatale circondato da bambini festanti. 
Avvicinandosi, si sarebbe accorto che i bambini erano i figli di una signora di origine extracomunitaria, probabilmente, dal velo che portava indosso, di fede islamica. La gioia e l’entusiasmo dei bambini di fronte a Babbo Natale dimostravano, non che ce ne fosse bisogno, come il sentimento popolare vada al di là delle convinzioni religiose di ciascuno. In certi paesi islamici festeggiare il Natale è vietato e chi lo fa rischia di finire in carcere. 
La tolleranza e l’accoglienza tipica dell’Italia, e in particolare della nostra Gallarate multietnica o di qualche altra realtà limitrofa (è così, volenti o nolenti), per quanto si convenga l’integrazione non ha mai davvero mostrato il suo lato negativo relativo alla ghettizzazione. Ecco perché suona particolarmente strano, e suscita stupore, quanto accaduto alla #scuolamedia #Ponti con le ormai celebri #canzoni di Natale “#sbianchettate“. Cancellare e cassare, peraltro in modo così grossolano e inelegante, i nomi di Maria, di Betlemme e di Gesù, dai testi di una canzone natalizia, #denotauna certa #superficialitàintellettuale
Quale senso può avere oscurare un verso “dormi Maria” per trasformarlo in “dormi stellina” in una recita natalizia dei ragazzi di terza media? Chi potrebbe mai sentirsi offeso o turbato da una canzone dedicata alla nascita di Gesù? Un’autocensura inutile e grottesca, che giustamente le istituzioni scolastiche e il Ministro dell’Istruzione in persona hanno stigmatizzato. 
Lungi da noi voler ingigantire un episodio che, se preso isolatamente, non meriterebbe altro che una scrollata di testa, ma siccome non è capitato solo a #Gallarate, forse nasconde qualcos’altro. Una caduta di stile che sottintende un pericoloso schema ideologico, una tendenza ancora troppo in voga di un disprezzo malcelato della nostra cultura, delle nostre tradizioni e dei valori fondanti della nostra civiltà, le cui radici (ancora, volenti o nolenti) sono giudaico-cristiane. 

Il fatto di voler ad ogni costo #spersonalizzare unafesta che, in un paese a maggioranza cattolica, rappresenta un momento religioso fondamentale, dimostra innanzitutto uno scarsissimo rispetto di noi stessi e della nostra identità. Questi episodi, oltretutto,si sono ripetuti talmente tante volte negli ultimi anni, e hanno prodotto sempre e puntualmente lo stesso risultato – un’ondata di #indignazione cavalcata legittimamente ma anche giustamente dalle forze politiche più conservatrici -da lasciare il dubbio che chi si rende protagonista di questi episodi abbia qualche problema di comprendonio. Non ci si rende conto, o si fa finta di non capire, che alla fine la #conseguenza diquesti #atti,a lungo andare, è stato il #rafforzamento della #convinzione,in una larga fetta della popolazione, che la nostra #cultura siamessa in #pericolo.Ma più che l’immigrazione in sé, è proprio questo spirito forzato di laicizzazione, che porta ad autocensurare quello che noi siamo, e a produrre inevitabilmente dei guasti. #Accantonare i #Presepi ei #Crocefissi,cancellare le figure religiose del Santo Natale, abolire persino la carne di maiale dai menù delle mense scolastiche, sono tutte risposte inadeguate alla necessità di integrazione, che è una questione da affrontare seriamente. Perché chi arriva nel nostro Paese non ha, giustamente, alcuna intenzione di mettere da parte le proprie usanze e tradizioni, pertanto se non difendiamo e valorizziamo le nostre finiremo per essere sopraffatti. Il #sovranismo di cui tanto si parla, in fondo, ha origine anche come riflesso di un tentativo di cancellare i nostri valori e la nostra identità nel nome di una standardizzazione e omogeneizzazione culturale che ha ormai chiaramente mostrato il proprio completo fallimento. 
È lo stesso schema #ideologico che ritroviamo pienamente compiuto nella ormai arcinota vicenda dei #Sinti di#Gallarate. Una comunità pacifica e innocua, da una vita integrata e insediatanel territorio di Gallarate, che oggi si trova sradicata e senza una”casa”. Ma anche i più acerrimi nemici del sindaco Cassani e dell’amministrazione di centrodestra nulla possono controbattere quando si chiarisce che quel #campo era #abusivo ormai da anni e che c’erano delle illegalità su cui si è volutamente fatto finta di niente. Il #paradosso è che nei cinque anni di governo delle anime belle (sic)del centrosinistra a Gallarate, le stesse che oggi si stracciano le vestirispetto alle azioni giuridicamente inattaccabili dell’amministrazione comunale, in quel campo di via Lazzaretto hanno chiuso entrambi gli occhi (mapure le orecchie) sulle palesi illegalità e abusi edilizi che si sono compiuti alla luce del sole in via Lazzaretto, seppure i dirigenti dell’Amministrazione Comunale deputati ad agire d’ufficio a fronte di abusi siano gli stessi presenti nella esperienza fallimentare del centrosinistra. Non solo, è evidente come Sindaco Assessori e Dirigenti Comunali di allora nulla abbiano fatto per regolarizzare una situazione nelle forme e nei modi che la legge consente.Invece pare proprio di no, hanno tollerato l’illegalità fino a farla apparire odiosa agli occhi dei gallaratesi onesti, così buttando benzina sul fuoco dell’ostilità, a volte anche becera, nei confronti della comunità sinti. È lastessa storia delle canzoni “sbianchettate”. La pretesa, a volte non richiesta, di preservare una minoranza sulla base non del rispetto di regole che valgono per tutti ma di un privilegio dovuto alla necessità di tutelare il “diverso”,finisce per alimentare inutili guerre tra poveri che vanno a detrimento delle stesse minoranze che si intendevano tutelare. 
Un vizio della superiorità del pensiero dossettiano della sinistra ideologica:non hanno ancora capito che questo buonismo d’accatto e questi atteggiamenti di difesa a spada tratta delle minoranze (che siano essi immigrati, profughi onomadi) a prescindere dalle loro azioni, sono sintomi di un razzismo al contrario che fa davvero incazzare la gente comune. Perché non c’è integrazione possibile se non sul terreno comune di regole uguali per tutti. Tutta propaganda a costo zero per la Lega. Salvini, stando ai sondaggi, ne sta ampiamente raccogliendo i frutti. Cassani, nel suo piccolo, lo imita. A pagare caro però è chi, come i sinti, finisce in mezzo a queste vicende spesso incolpevolmente: vittime di strumentalizzazioni giocate sulla loro pelle, ma non tanto da chi sembra fare la faccia “cattiva” di chi fa rispettarele leggi e la legalità, quanto da parte di chi si schiera pelosamente dalla loro parte per un mero tornaconto ideologico (e non solo, se consideriamo il giro d’affari che muove il business dell’accoglienza dell’aiuto agli ultimi).

PS: visto che si avvicina il Natale e si è in vena di regali,nei prossimi giorni dedicheremo un “tovagliolino” alla presentazione della tradizionale cena di Agorà Liberi e Forti che si terrà il 15 dicembre alla ex Mensa Carabelli di Solbiate Arno. 
Sarà una sorpresa sensazionale, stay tuned!

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