Mimmo Leonetti: i cancelli della mente

“I cancelli della mente”
Opera di Mimmo Leonetti

 Se ci si sofferma un attimo sul titolo, verrebbe da pensare che l’opera di Mimmo Leonetti, libero pensatore, avvocato e persona di vastissima cultura, si limiti a descrivere il recinto angusto del nostro vivere, condizionato da realtà esterne o endogene che inibiscono un percorso verso quello che per l’autore è il sommo bene: la libertà.  L’opera va ben oltre.
La prefazione alla terza edizione dell’opera, scritta da Francesco Alberoni dopo la presentazione privata avvenuta nella sua residenza estiva, alla presenza dell’autore, dell’avvocato Stefano Vivi, dell’avvocato Massimo Chiodi  e della signora  Rosa Alberoni, coglie immediatamente l’ esortazione, a più riprese espressa dall’autore,  a far cadere i miti, i condizionamenti delle religioni e delle filosofie che per molte persone rappresentano un rifugio e un alibi.
 La libertà spesso spaventa. Porta in luoghi inaccessibili ai più ma spalanca orizzonti inebrianti. Questo viene negato alle greggi protette dai recinti sicuri di credenze religiose o filosofiche, binari rassicuranti che guidano il percorso dal quale non si vuol deragliare. L’uomo, con i suoi aneliti, le sue pulsioni, la sua vita vissuta e la sua anima , quella “forma informans” che lo distingue dal resto del mondo, è deputato all’eternità, a patto che non abbia paura di sostituirsi ai miti e che li allontani come distrazioni e falsi obiettivi ai quali raccomandare  e delegare la responsabilità della propria vita.
 La vita non si delega, si costruisce. Il vuoto esistenziale creato dalla scomparsa dei miti deve esser riempito dall’azione. Solo così la vita avrà un senso. Ricordate il vecchio detto:” Volere è potere”?. Mimmo Leonetti, nella sua opera lo ripropone in termini filosofici, attualizzato.
 La filosofia del tramonto pone come unico limite la dismisura, la volontà libera, l’accettazione della contraddizione.
Se non riempi con idee nuove il vuoto lasciato dai demoni e dagli idoli,  strane entità metafisiche occuperanno la caverna e ti troverai circondato da ombre prive di identità.
Deduco quindi che l’opera di Mimmo Leonetti ci comunichi che non basta essere. Bisogna esistere. E ciò che da evidenza dell’esistenza è l’imprinting assolutamente unico e irripetibile che la libertà inciderà in noi come marchio indelebile. La sottomissione a culture, usi e costumi, a filosofie e storie scritte da qualcuno più forte, è perdita di identità  da aborrire e può servire solamente come termine di confronto transitorio.
Subire l’idea di Dio è delegare a lui la responsabilità di quanto ci accadrà nella vita. Ma per l’uomo forte, Dio è morto.
L’amicizia è il sentimento supremo che Leonetti esalta, quel legame vero e disinteressato che ci porta ad “incontrare l’altro” .
E non c’è intento missionario in questi scritti che rappresentano pensieri concatenati ad azioni che hanno contraddistinto la vita dell’autore.
Quando l’introspezione individua una “verità” che non mutua la sua autenticità da parametri dettati da religioni o da diverse dottrine, allora è doveroso stimolare l’emozione per diffondere il messaggio che la caratterizza e per viverlo, soprattutto.
La parola è lo strumento magico con il quale, senza incorrere in toni arroganti e impositivi, comunicare il nostro pensiero seguito da azioni coerenti perché, in caso contrario, l’enunciazione del “verbo” rappresenterebbe la sostituzione di un dettato da parte degli idoli che l’uomo forte ha abbattuto.
Se “ gli dei sono morti “ e con loro i miti, la responsabilità dell’azione torna in capo a chi la compie e si svuota quello spazio di de- responsabilizzazione nel quale l’essere debole confina le sue suppliche e preghiere tese a delegare ad altra entità il successo  ed il corso della vita. Il detto mussulmano “ se Allah vuole” è la sintesi massima della de-responsabilizzazione, perché affida il futuro e la responsabilità delle azioni e degli accadimenti alla volontà di Allah.
E’ l’uomo nuovo liberato dai tabù  il “superuomo” che crea nuovi valori, che si libera dai fardelli del condizionamento, che imbraccia l’arma della volontà e che, sorridendo, abbraccia la vita.
La figura Nietzschiana del superuomo non è da intendere, lo precisa Mimmo Leonetti, come un essere più capace degli altri ma come colui che da senso alla vita e che costruisce nuovi valori immanenti e ne ricerca di sempre più nuovi, mosso dall’inquietudine esistenziale “ marchio di nobiltà delle anime nobili”. Così affermava David Maria Turoldo. L’inquietudine non è sintomo di malattia melanconica nell’uomo forte; è lo stimolo a mettersi in gioco e a valutare nuovi scenari appaganti.
La FEDE non è un limite se la si concepisce come adesione all’idea maturata e la coerenza ricondurrà  alla soddisfazione interiore, patrimonio irrinunciabile del saggio/filosofo che non teme la morte.
Saper convertire in bene la spinta del male è l’imperativo dell’uomo libero.
La libertà, spesso temuta e combattuta, sarà l’unica professione di fede che salverà il mondo.
Ovviamente la lettura che Leonetti da del termine “Libertà” non è da intendersi come caos indiscriminato bensì come sintonia tra la parte dell’uomo destinata ad essere eterna e la parte deperibile dell’io. La morte del corpo non determina la fine dello spirito/anima.
Termino questo commento all’opera di Mimmo Leonetti che ritengo persona illuminata,  con  la citazione di due frasi contenute nel suo scritto filosofico.
– Non si subisce l’avvenire, lo si crea!
– Raggiungi il tuo successo.
La volontà ed il coerente perseguimento delle idee degli uomini forti ( ad esempio: Cristo per la rivelazione, Socrate per la ricerca della verità attraverso il dialogo con l’uomo -dia-logos) hanno scavato un solco indelebile  fin oltre l’orizzonte dell’eternità.
La volontà ed il coerente perseguimento delle proprie idee apriranno i cancelli della mente e sarà questa la libertà che muterà il male in bene.
E concludo affermando con una sintesi estrema, certamente incompleta  ma attinente l’opera, sottolineando l’importanza di ricuperare quella fede che si traduce in fiducia, in amicizia, in carità, qualità dinamiche perché implicano l’azione e l’inclinazione positiva che deve contraddistinguere la vita.
Questo in estrema sintesi il messaggio di Mimmo Leonetti.
Sono tre indicatori della strada  da perseguire nell’impostazione della vita  scritti a chiare lettere: LIBERTA’ – BENE/POSITIVITA’ – FELICITA’  NELL’AZIONE COERENTE.
Beppe Crespolini

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