SERGIO, SCRIVE REPUBBLICA …

di Alfonso Indelicato

Scrive Repubblica che fosti ucciso,

Sergio, “durante gli scontri di piazza”.

Talora codesto giornale

è un poco impreciso,

immemore, tardo a trovare in archivio

le fievoli tracce del tempo che fu.

Talora … o spesso, non so.

Mi pare non fosse una piazza,

mi pare non fossero scontri …

Ma il tempo è passato, chi sa.

Mi sembra che fosse un agguato

là dove, ragazzo, abitavi.

Un agguato! Ma forse mi sbaglio.

Rammento che fossero in tanti,

proletari per gioco,

figlioli di abbienti famiglie,

tanto che avendo assai a lungo studiato

anni dopo, sciolto ad Ippocrate il giuro

medici furono

e certo amorosi  i malati  essi curano.

Quel giorno stringevano in mano un attrezzo

più consono nelle officine,

ma non l’impiegarono tale …

Ma ecco, Sergio, rammento!

ti sfondarono il cranio

vibrati da quei finti artieri

i colpi delle chiavi inglesi.

Poi, giacesti coperto di sangue

fra gli urli di quanti

hanno visto il macello.

Poi il lungo martirio

fra pianti e speranze, e infine …

E quando – ecco che torni

o memoria! – si sa la notizia,

scoppia l’applauso a Palazzo,

plaudono sindaco e giunta e consiglieri tutti

di quella maggioranza

gridando  gioia ed alzando le braccia

ché finalmente eri morto, fascista, ragazzo,

figlio nostro, fratello!

Ma forse mi sbaglio, la mente mi manca.

se Repubblica di “scontri di piazza”

oggi parla.

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