Crodino, le polemiche sulle donazioni

Il prodotto venne commercializzato inizialmente, dal 1º dicembre 1964, con il nome di Picador, poi modificato in Biondino e poi definitivamente in Crodino il 14 luglio 1965. Uno degli stabilimenti nel quale viene imbottigliato è quello di Crodo (da cui il diminutivo usato come nome), nel Verbano-Cusio-Ossola.

La miscela d’ingredienti è per lo più segreta: è noto che tra di essi vi sono chiodi di garofanocardamomocoriandolo e noce moscata, lasciati riposare in botti di rovere per sei mesi, al fine di conferirgli il peculiare sapore amaro.

Gli anni recenti hanno visto però emergere una serie di difficoltà a Crodo e il rischio di chiusura con la conseguente perdita di posti di lavoro, sta pesando sul territorio.

C’è stata una petizione da parte di Giorgia Riganti, una ragazza di 21 anni di Villadossola, ha deciso di lanciare una petizione su Change.org

Il sindaco Savoia ha fatto la sua parte:

“E’ stato confermato che verrà prodotto in Ossola fino agli inizi del 2021 – ha spiegato il primo cittadino -, poi non si esclude un possibile accordo tra le due società perché una parte di produzione continui a Crodo. Ma questa è ancora un’ipotesi remota. I nuovi proprietari hanno già messo in commercio nuovi prodotti come il chinotto e l’acqua tonica. Per ora a trainare sono le esportazioni”. (dichiarazione a Fanpage).

Registriamo pure una presa di posizione di chi ci ha lavorato e dopo la lettura di un trafiletto sul giornale locale, si è sentito in dovere di precisare che lui come altri che hanno partecipato alla creazione del fondo dipendenti, avrebbero dovuto essere interpellati sulla decisione di devolvere i fondi alle associazioni ( tutte meritevoli sicuramente).

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