Politica merce di scambio

Di Stefania Craxi

Spiace che la politica estera di un grande paese come l’€™Italia sia stata merce di scambio per regolare gli equilibri interni alla nuova maggioranza e per soddisfare gli appetti, per non dire le ambizioni sproporzionate, di uno dei contraenti del patto di governo. Alla Farnesina non si scherza. Si è osservati da tutto il mondo. Un Ministro degli Esteri non può improvvisarsi, deve avere competenza e visione, nè tantomeno può avventurarsi in dichiarazioni di giornata che, come abbiamo già  visto, vengono smentite seduta stante. L’€™accordo di potere Pd-M5S ci regala così alla Farnesina il diplomatico dei ‘€˜gillet gialli’€™, un Maduro boys, uno che reduce da una trasferta negli States, dichiarava che sulla ‘€˜Libia abbiamo sbagliato a fidarci di Sarraj e che Venezuela e Cuba possono mediare’€™ e pensa che Pinochet sia stato un dittatore venezuelano e non già  cileno. C’€™è da aggiungere altro? Non credo. Ma diciamocela tutta. La nostra politica estera non godeva di buona salute. Nessuna agenda, zero alleanze e deficit di visioni. Ma con il teatrino che si prospetta alla guida del dicastero che fu di De Gasperi, Moro, di Nenni, di Andreotti, di De Michelis e di Ruggiero (solo per citare alcuni illustri predecessori) rischiamo davvero tanto. Pietro Nenni diceva che le idee camminano sulle gambe degli uomini. Così ci siamo gambizzati in partenza.

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