Bortoluzzi scrive all’ass. sul lavatoio di Bobbiate
foto di repertorio
Lavatoio di Bobbiate
Egregio Assessore,
Ci pare un giusto modo di considerare il problema. Occorre valutare e valorizzare in un’ottica complessiva e a tutto tondo questi vasconi presenti in città ed oltre.
Affrontare la questione dei lavatoi, comporta anche il dover affrontare quello che è un tema sociale che non deve essere dimenticato ma, anzi, conosciuto il più possibile. I medesimi non erano necessari solo per la pulizia, ma sono stati, infatti, anche dei centri di aggregazione sociale e di scambio di informazioni tra i cittadini. Allora c’era il lavaggio fatto in comune e il vociare partecipato. Oggi quel tipo di occupazione o lo si fa in casa propria, oppure nelle lavanderie a gettone in silenzio con gli occhi sul cellulare.
Fare tornare a vivere l’antico lavatoio di Bobbiate, conosciuto come il ‘lavatoio di via Perla’ (che risale al ‘900 e che è diviso in due porzioni. Una prima, leggermente superiore, dove si sciacquava, e una seconda, più grande, dove si lavava con il sapone), insieme, alla strada che dallo stesso diparte e che scende a valle dalla collina e sbuca sulla statale del lago (percorso oggi poco battuto) è una iniziativa che sarebbe assolutamente meritorio eseguire nei termini in cui diciamo noi.
Le chiediamo di guardare e concorrere ad un finanziamento per la realizzazione di un’operazione, sia fattuale che sociale, che abbia valenza anche intercomunale. In questo modo si potrebbe realizzare un evento da rinnovarsi annualmente in occasione di feste tematiche, come quella realizzata all’indomani della festa di San Grato.
Si potrebbe anche realizzare un testo da distribuirsi nelle scuole che affronti la storia e le abitudini di una Varese legata all’agricoltura e alla pastorizia. Amici della terra Varese, che rappresento, sarebbe lieta di poter partecipare anche economicamente a una simile iniziativa. Potrebbe essere questo anche il momento per il comune di realizzare un museo etnografico dove poter raccogliere i documenti, le immagini e tutti gli strumenti che i varesini usavano per poter sfruttare a pieno il potenziale del nostro territorio.
Si deve così dare una corretta visione e un giusto significato a luoghi che ora vengono da molti giudicati inutili e anacronistici. Si potrebbe anche far nascere una economia innovativa che i giovani potrebbero coltivare sfruttando e, anzi, valorizzando i diversi elementi del passato, presenti sia all’aperto che al chiuso.
Le chiedo di attrezzarsi per rispondere adeguatamente agli organi di informazione locali e di farmi sapere se avesse visionato il museo Etnografico privato presente in città . Non è l’ora di far nascere un museo di questo tipo pubblico, raccogliendo ciò che il Comune di Varese già conserva con le immagini e le tradizioni del tempo?
Le chiedo infine se il Comune abbia già sviluppato progetti di questo genere e se già avesse ricevuto proposte analoghe.
Portare avanti una iniziativa di tale genere risponderebbe ad una richiesta popolare molto estesa.
Cordiali saluti in attesa di una cortese risposta
Il Presidente
Arturo Bortoluzzi Varese, 28 Ottobre 2019