Il Papa abolisce il segreto pontificio per i casi di abusi sessuali. I processi canonici saranno pubblici e gli atti trasmessi ai tribunali civili competenti.

di Lucio Bergamaschi

Due documenti destinati a lasciare il segno: nel giorno dei suo ottantatreesimo compleanno Papa Francesco ha abolito il segreto pontificio nei casi di violenza sessuale e di abuso sui minori commessi dai chierici, e ha anche deciso di cambiare la norma riguardante il delitto di pedopornografia facendo ricadere nella fattispecie dei ‘€œdelicta graviora’€ – i delitti più gravi – la detenzione e la diffusione di immagini pornografiche che coinvolgano minori fino all’€™età  di 18 anni

Il primo e più importante documento è un rescritto a firma del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, il quale comunica che il Pontefice il 4 dicembre scorso ha disposto di abolire il segreto pontificio sulle denunce, i processi e le decisioni riguardanti i delitti citati nel primo articolo del recente motu proprio ‘€œVos estis lux mundi’€, vale a dire: i casi di violenza e di atti sessuali compiuti sotto minaccia o abuso di autorità ; i casi di abuso sui minori e su persone vulnerabili; i casi di pedopornografia; i casi di mancata denuncia e copertura degli abusatori da parte dei vescovi e dei superiori generali degli istituti religiosi.

Riservatezza e dovere di denuncia

La nuova istruzione specifica che le «informazioni sono trattate in modo da garantirne la sicurezza, l’€™integrità  e la riservatezza » stabiliti dal Codice di Diritto canonico per tutelare «la buona fama, l’€™immagine e la sfera privata » delle persone coinvolte. Ma questo ‘€œsegreto d’€™ufficio’€, si legge ancora nell’€™istruzione, «non osta all’€™adempimento degli obblighi stabiliti in ogni luogo dalle leggi statali », compresi gli eventuali obblighi di segnalazione, «nonchè all’€™esecuzione delle richieste esecutive delle autorità  giudiziarie civili ». Inoltre, a chi effettua la segnalazione, a chi è vittima e ai testimoni «non può essere imposto alcun vincolo di silenzio » sui fatti.

Un atto che facilita la collaborazione con l’€™autorità  civile

Con un secondo rescritto, a firma dello stesso Parolin e del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, il cardinale Luis Ladaria Ferrer, sono state rese note anche le modifiche di tre articoli del motu proprio ‘€œSacramentorum sanctitatis tutela’€ (del 2001, già  modificato nel 2010). Si stabilisce infatti che ricada tra i delitti più gravi riservati al giudizio della Congregazione per la dottrina della fede «l’€™acquisizione o la detenzione o la divulgazione, a fine di libidine, di immagini pornografiche di minori di diciotto anni da parte di un chierico, in qualunque modo e con qualunque strumento ». Fino ad oggi quel limite era fissato a 14 anni.

Infine, in un altro articolo, si permette che nei casi riguardanti questi delitti più gravi possano svolgere il ruolo di «avvocato e procuratore » anche fedeli laici provvisti di dottorato in Diritto canonico e non più soltanto sacerdoti. 

Insomma una svolta decisiva nella lotta contro gli abusi sessuali del clero che verranno d’€™ora in poi perseguiti con la massima severità . Un frutto diretto della grande assise contro gli abusi che si tenne in Vaticano mesi fa sull’€™onda dell’€™indignazione mondiale per i casi cileni e statunitensi che hanno già  portato a provvedimenti clamorosi come le dimissioni in massa di tutti i vescovi cileni e la riduzione allo stato laicale dell’€™ex cardinale Theodore Mc Carrick.

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