Come una volta la periferia di Busto Arsizio resiste.

Con la prossima edificazione del nuovo supermercato in Viale Montello, angolo via Palestro, la periferia e la sua gente di nuovo protagonista. Ma ci si chiede di cosa.

Ermanno Bandera tra preoccupazione e speranza

di Gianni Armiraglio

La polemica tra centro di Busto Arsizio e le sue periferie è argomento arcinoto e sfruttato nelle cronache cittadine. Spesso la periferia bustocca si lamenta che si fanno investimenti per il centro trascurando le periferie, vedi ruote varie, piste di pattinaggio e scivoli per slittini. A quanto pare questa tendenza, almeno per quanto riguarda Viale Montello, angolo Via Palestro, sembra essere sfatata dall’apertura di un supermercato Famila sull’area della vecchia ditta Sigra, con relativo parcheggio ad uso pubblico. Sarà  una ricaduta economicamente vantaggiosa per il quartiere o semplicemente un aumento di traffico, senza alcun vantaggio per i negozi in loco, anzi motivo di nuova concorrenza. Ricordo che quarant’anni fa si parlava del futuro economico della grande e della piccola distribuzione con la nascita dei grandi supermercati e dei centri commerciali. Una prima fase avrebbe avuto come conseguenza e come puntualmente è successo la chiusura dei negozi tradizionali. A questa fase sarebbe succeduto un periodo di apertura di nuovi supermercati che poi si sarebbero messi in concorrenza tra loro. A Busto Arsizio siamo a quota 21, pensare che Busto Arsizio non ha mai voluto, almeno all’inizio dello sviluppo della grande distribuzione, supermercati sul proprio territorio. Tendenza a quanto pare oggi cambiata, probabilmente si preferisce incassarne gli oneri, quando poi, vedi caso Coop di Viale Duca d’Aosta, non si finisca in cause giudiziarie. Ma questa è un’altra storia, che appassionerà  i bustocchi nei prossimi mesi. Le catene dei supermercati hanno ormai il controllo della maggior parte della distribuzione commerciale, quindi governano i rapporti tra produttori e consumatori. Chiunque volesse vendere dei beni alimentari nei supermercati è oggi obbligato in Italia a trattare con solo 8 società  che determinano i prezzi e la qualità  dei prodotti. La Francia, più avanti in questo processo accentratore, ne ha solo quattro.
Di conseguenza la maggior parte dei produttori per poter vendere i propri prodotti è obbligata a passare per le centrali di acquisto della Grande Distribuzione Organizzata. Questa concentrazione in poche mani della grande distribuzione organizzata riduce sia la libertà  economica dei consumatori sia la redditività  dei produttori, a solo vantaggio di chi sta monopolizzando il mercato.
Tornando alla nostra periferia di Viale Montello “ai posteri l’ardua sentenza” sullo sviluppo della zona, per ora una bella chiacchierata con Ermanno Bandera, titolare del bar Come una Volta che, diviso tra preoccupazione e speranza, tiene salda la sua posizione di testimone di una periferia viva...nonostante tutto (video). E la gente? Felice di andare al bar dove trova amici e conoscenti per fare quattro chiacchiere, o preferisce spersonalizzarsi nei grandi centri commerciali, fatti di individui e di famiglie estranee le une alle altre. Che ci stiano riducendo al rango di soli “animali da consumo” come una volta schiavi, si ma moderni della grande distribuzione? Il bello e che paghiamo anche, prodotti spesso carissimi e di scarsa qualità . Almeno nell’Antica Roma gli schiavi mica pagavano per essere tali.

La gente è felice di andare al bar ?

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