Sant’€™Antonio Abate: domani alla Motta il falò, ma sarà  festa in tutta la provincia

Sant’Antonio l’Anacoreta (Qumans12 gennaio251 ‘€“ deserto della Tebaide17 gennaio356), è stato un abate ed eremita egiziano, considerato il fondatore del monachesimo cristiano e il primo degli abati.

Molte le chiese dedicate al protettore degli animali in tutto il Varesotto: quella di venerdì 17 gennaio

foto di repertorio

è una ricorrenza importante per la civiltà  rurale ed anche molto partecipata dai cittadini con i loro animali

VARESE ‘€“ Una ricorrenza cara al mondo agricolo, ma non solo. La festa di Sant’€™Antonio Abate, infatti, è entrata da tempo immemorabile nel cuore dei varesini che ne mantengono intatte le tradizioni, come quella del falò. E così anche domani sera, la città  Varese attende per domani l’€™inizio delle celebrazioni dedicate a Sant’€™Antonio Abate nella chiesa a lui dedicata.

Il tradizionale ‘€œfalò’€ della Motta è uno degli eventi più importanti e noti tra le celebrazioni in onore del santo nato in Egitto, che si susseguono in tutta Italia: la ricorrenza cade il 17 gennaio, ma a Varese il calendario degli eventi inizia domani (giovedì 16) con la prima Messa alle 10.30 e la benedizione delle candele, seguita alle 21 dall’€™accensione del falò di Sant’€™Antonio alla presenza delle autorità  cittadine.

Giovedì 17, nel giorno dedicato al Santo, il programma è ancora più intenso: messa alle 8, 9, 10 e 18, oltre alla celebrazione eucaristica solenne delle ore 11 alla quale farà  seguito (intorno a mezzogiorno) la Benedizione degli animali e dei Pani e il lancio dei palloncini.

‘€œE’€™ una festa che ogni paese rurale, dalle Prealpi alla pianura, vivrà  con la Messa e la partecipazione degli agricoltori, con i loro mezzi agricoli e i loro animali’€ dice il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori.

Agricoltori e allevatori si ritroveranno quindi nei rispettivi paesi e parrocchie per celebrare una festa di antica origine e ancor oggi celebrata come un tratto d’€™unione tra le generazioni che operano nel settore primario: molte, infatti, sono le chiese dedicate a Sant’€™Antonio Abate in tutta la provincia, da Olgiate Olona a Saronno, da Gallarate a Cuasso al Monte, e ancora Busto Arsizio, Sesto Calende, Ferno, ecc.

L’€™iconografia raffigura sempre un porcello munito di campanella a fianco del santo egiziano: la leggenda vuole che il porcellino sia stato ‘€œcomplice’€œ nell’€™aiutare Sant’€™Antonio a rubare il fuoco degli inferi per donarlo al popolo, che soffriva il freddo.

La storia, invece, ricorda che i canonici di Sant’€™Antonio avevano ottenuto il permesso di allevare i maiali all’€™interno de centri abitati: il grasso di maiale era infatti utilizzato come emolliente per le piaghe provocate dal ‘€œfuoco di S. Antonio’€, che l’€™ordine curava negli hospitii od ospedali che era deputato a gestire.

L’Ordine antoniano lasciò, dunque, traccia del suo passaggio attraverso una serie pressochè infinita di ospedali (tutt’€™oggi dedicati al Santo) presenti anche sul territorio della nostra provincia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *