CASSANO COMMEMORA I MARTIRI DELLE FOIBE

di Giuseppe Criseo

Domenica 9 Febbraio 2020 commemorazione dei Martiri delle Foibe d’Istria, Dalmazia e Fiume.

foibe

Programma:

– ore 10.00 deposizione corona presso il sacrario del cimitero;

– ore 11.15: celebrazione Santa Messa a San Giulio

Ricordiamo a quanti non sanno e a quelli che fanno finta di non sapere…

“Numeri della destra gonfiati”afferma l’ANPI,  “Noi non neghiamo assolutamente le foibe – ha dichiarato – ma la verità va detta per quello che è, non si possono usare strumentalmente e politicamente le foibe come è stato fatto con Bibbiano”, dice Anna Cocchi, il vertice bolognese dell’Anpi.

Maurizio Gasparri ha detto che l’Anpi dovrebbe provare vergogna, così come ripercorso dall’agenzia sopracitata. La senatrice Isabella Rauti di Fdi, invece, ha chiesto d’introdurre il reato di “negazionismo delle foibe”.

Ricordiamo di cosa si tratta:

Gli uccisi erano” italiani autoctoni della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia[6][7], avvenuti durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato secondo dopoguerra, da parte dei partigiani jugoslavi e dell’OZNA. Il nome deriva dai grandi inghiottitoi carsici, che nella Venezia Giulia sono chiamati “foibe“, dove furono gettati molti dei corpi delle vittime. ” (wikipedia).

Da dove arriva la denominazione ” foibe”?

Il nome deriva dai grandi inghiottitoi carsici, che nella Venezia Giulia sono chiamati “foibe“, dove furono gettati molti dei corpi delle vittime.

Una vicenda oscurata dalla politica di sinistra, “epurazione preventiva” si diceva per coprire bruttissimi episodi di violenza.

Ci fu persino una commissione nel 2001, e venne pubblicata la relazione della “Commissione storico-culturale italo-slovena”, incaricata dal Governo italiano e dal Governo sloveno che arrivò a queste conclusioni:”

«tali avvenimenti si verificarono in un clima di resa dei conti per la violenza fascista e di guerra e appaiono in larga misura il frutto di un progetto politico preordinato, in cui confluivano diverse spinte: l’impegno a eliminare soggetti e strutture ricollegabili (anche al di là delle responsabilità personali) al fascismo, alla dominazione nazista, al collaborazionismo e allo stato italiano, assieme a un disegno di epurazione preventiva di oppositori reali, potenziali o presunti tali, in funzione dell’avvento del regime comunista, e dell’annessione della Venezia Giulia al nuovo Stato jugoslavo. L’impulso primo della repressione partì da un movimento rivoluzionario che si stava trasformando in regime, convertendo quindi in violenza di Stato l’animosità nazionale e ideologica diffusa nei quadri partigiani.»[126]

Ci fu pure un contributo della RAI su queste vicende:

https://youtu.be/YVghwOz-qAM

Fu la vendetta degli uomini di Tito e gli uomini al comando di Mosca, che cercano di riappropriarsi dei territori  Slovenia e Croazia – di fatto annesse al Terzo Reich – senza fare mistero di volersi impadronire non solo della Dalmazia e della penisola d’Istria (dove c’erano borghi e città con comunità italiane sin dai tempi della Repubblica di Venezia), ma di tutto il Veneto, fino all’Isonzo. (Focus)

Furono tanti”gli uccisi dai partigiani di Tito, gettati nelle foibe o deportati nei campi sloveni e croati. Secondo alcune fonti le vittime di quei pochi mesi furono tra le quattromila e le seimila, per altre diecimila. “

I numeri sono molto superiori a seconda delle fonti e hanno riguardato carabinieri, poliziotti e guardie di finanza, nonché i pochi militari fascisti della RSI e i collaborazionisti che non erano riusciti a scappare per tempo.

La questione si chiuse col trattato di pace di Parigi il 10 febbraio 1947 con la rinuncia dell’Italia a Zara, alla Dalmazia, alle isole del Quarnaro, a Fiume, all’Istria e a parte della provincia di Gorizia.

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